VENEZIA 77:
UN RIGOROSO NATURALISMO

Carlotta Centonze, Davide Perego

In Oaza (Oasis) il regista serbo Ivan Ikic riprende con un realismo naturalizzato nel cinema est europeo il contesto drammatico della vita di tre ragazzi all’interno di un istituto per persone con disabilità mentale vicino Belgrado, creando motivi di interesse narrativo ma non aggiungendo molto all'immaginario del genere, mentre in Conference il regista russo Ivan Tverdovskiy, rievocando la tragedia avvenuta nel 2002 al teatro Dubrovka, propone un testamento lucido e caustico di quel filone che, più che rievocare scenograficamente gli eventi storici, riflette sul loro dramma perpetuato nel tempo.

VENEZIA 77:
NOMADLAND

Marco Grosoli

Il secondo lungometraggio di Chloé Zhao nutre la sua poetica grazie a una nociva confusione tra alba e tramonto, tra le speranze delle origini e lo stadio terminale in cui versa l’America di oggi. Un'operazione filmica il cui successo è regolarmente e prevedibilmente commisurato alla sua furbizia, spacciando a buon mercato l’idea ruffiana e consolatoria per cui nessuna degradazione è sufficientemente grande da non essere temporaneamente appagata dal placebo del consumo.

VENEZIA 77:
WIFE OF A SPY

Marco Grosoli

Nel suo ultimo film Kurosawa svuota le strutture classiche del film di spionaggio di ogni contenuto e ne fa un puro sistema di forme in movimento, predisponendolo a riempirsi di nuovo con un potente sottotesto grazie a cui opera infine la propria personale deviazione dalla purezza delle coordinate del genere.

VENEZIA 77:
LAHI, HAYOP

Davide Perego

Lav Diaz torna con un film crudo ed essenziale, una narrazione ridotta all'osso, dove più che mai è possibile percepire la messa in scena teatrale dei suoi personaggi, enfatizzata dai lunghi dialoghi e dai loro movimenti nello spazio. A far da contraltare a questo scenario, le desolanti vite che gli esigui personaggi attraversano con il loro passaggio, e che riescono a trovare un senso solo nei gesti più estremi e violenti.

VENEZIA 77:
GUERRA E PACE

Il documentario di Massimo D'Anolfi e Martina Parenti è un lucido film saggio sullo statuto dell’immagine in tempo di guerra e di pace, che partendo da un’idea apparentemente semplice di montaggio dissotterra la materia su cui si basa un immaginario condiviso, e rilegge la storia dello spettacolo bellico alla luce del cambiamento epocale attraversato dallo stesso medium cinema.

VENEZIA 77:
THE WORLD TO COME

Nel suo secondo lungometraggio la regista Mona Fastvold esalta un amore che non ha bisogno di compiersi per essere percepito e che viene tradotto per immagini con una tenerezza sensuale e non sessuale, resa possibile e concreta da un uso miracoloso del 16mm, delle location, degli attori, e delle risorse della mise en scène.

VENEZIA 77:
SPACCAPIETRE

Marco Longo

Partendo da uno spunto biografico-familiare – la morte in giovane età della nonna dei registi, bracciante pugliese – il nuovo film dei fratelli De Serio, presentato alle Giornate degli Autori, trasfigura il racconto in un universo polimorfo e atemporale, in cui a regnare è la fede nel possibile cinematografico.

VENEZIA 77:
PIECES OF A WOMAN

Francesca Monti

Presentato in Concorso, il film di Kornél Mundruczó è una stratificata riflessione sulla maternità all'interno dell'immaginario di coppia e in rapporto alla Storia, che rinunciando a tesi e pronunciamenti mostra la fitta drammaturgia di altrui definizioni cui la donna è violentemente esposta.

VENEZIA 77: THE DISCIPLE

Marco Grosoli

Con il suo secondo film il regista indiano Chaitanya Tamhane raggiunge un dominio pieno e consapevole delle proprie potenzialità estetiche, e limitandosi a sfiorare la superficie dell'universo della musica indiana che accompagna la vita dei personaggi, riesce a compenetrarle con equilibrio e interesse alla materia sottotestuale dell'opera.

BERLINALE 70:
LA CASA DELL’AMORE

Mario Blaconà

Presentato nella sezione Forum, l’ultimo lavoro di Luca Ferri compie un ulteriore passo avanti nel delineare una poetica in costante cambiamento, e allo stesso tempo ribadire un’idea di cinema come pura origine, di cui la drammaturgia diviene veicolo e sentiero.