Nella distesa piatta del cinema medio italiano sono arrivate le pietre aguzze e i picchi rocciosi di Giovanni Columbu. Su Re, opera che riformula al contempo il linguaggio e il mito, richiama all'urgenza che dovrebbe contraddistinguere il cinema, o meglio quella che chiamiamo arte cinematografica. Sorprende quindi che il Festival di Venezia, fin dal suo nome ("Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica") deputato a valorizzare tale componente, non abbia inserito nella rosa, seppur buona, di film italiani in concorso, lasciandolo "in dono" a Torino e a festival internazionali del calibro di Rotterdam e BAFICI (Buenos Aires). Mettendo da parte le inevitabili e complicate motivazioni strategiche che stanno alla base di qualunque lavoro di selezione, si vorrebbe che la competizione di quello che è ancora il primo festival in Italia avesse il coraggio di puntare su film più radicali e ambiziosi, offrendo visibilità e sostegno a opere produttivamente fragili ma tra le poche a essere davvero competitive a livello internazionale. 

Al momento, niente fa sperare che la direzione intrapresa venga invertita, anzi i segnali lanciati dalla direzione della Mostra, vanno in senso opposto. Dopo l'uscita dal gruppo di selezione di Emiliano Morreale, chiamato a dirigere la Cineteca Nazionale, Barbera ha scelto di includere nel comitato Nicola Lagioia, scrittore per Einaudi e acuto commentatore culturale. Pur non mettendo in discussione le sue qualità letterarie, difficile pensare che possieda le competenze specifiche e le conoscenze sul territorio utili in veste di "sostituto" di Morreale. Ci piacerebbe credere che il ruolo di Venezia sia ancora quello di scovare e proporre le nuove tendenze del cinema contemporaneo, e non solo limitarsi alla scelta di nomi affermati e prodotti collaudati, come potrebbe fare un valido esercente. Proprio per questo, sarebbe stato meglio concedere il posto "vacante" a uno dei tanti professionisti consapevoli delle mutazioni in atto. Ma se ha fatto scalpore la nomina di Morreale a Roma (in un Paese in cui pare impossibile dare credito a un giovane ogni qualvolta gli venga affidato un ruolo di responsabilità), quella di Lagioia a Venezia è passata completamente sotto silenzio (in un Paese in cui le amicizie contano più della professionalità).

Detto questo, proseguiamo il nostro lavoro con rinnovato entusiasmo, grazie a tutti coloro che ormai da due anni sostengono insieme a noi lo sforzo di portare avanti l'impegnativo progetto, e alla vivacità di un cinema multiforme e capace di rigenerarsi costantemente, come quello che ci ha lasciato in eredità Jess Franco, recentemente scomparso. Al regista più prolifico di tutti i tempi è dedicato questo numero di Filmidee, per condividere la memoria di un uomo straordinario, mosso da una curiosità e una perserveranza uniche. Perché chi vuole fare cinema lo fa a scapito di qualunque impedimento, così come chi si impegna in una seria pratica critica si dovrebbe sforzare di guardare oltre la fine dell'epoca delle riviste cartacee. 

Daniela Persico / Alessandro Stellino