L'aggettivo è brutto, ma, in materia cinematografica, tra neologismi e barbarismi, ci son tante parole più brutte di questa, che bisogna tuttavia usare giacché non se ne sono trovate ancora delle migliori. Si chiamano documentari, in gergo cinematografico, tutti quei films che traggono la loro sostanza dalla natura e dalla scienza, dalla cronaca e dai più varii aspetti della vita dei popoli. Si dice infatti film documentario quello girato, ad esempio, fra i Boscimani, che degli usi e dei costumi di quei popoli, come della fauna e della flora della Rodesia, costituisce una documentazione fedele, e si dice del pari documentario il film che ritrae la vita delle formiche o la ginnastica all'aperto di una scuola salutista, il varo di un sommergibile e i sistemi di lavorazione di una grande fabbrica di automobili.

È evidente che il campo di azione del film documentario è vastissimo e che in esso colui il quale voglia fare qualcosa di buono ha tale libertà di movimento e tale ricchezza di materiale da poter sollevarsi, oltre la fredda documentazione, nel campo dell'arte.

In nessuna forma d'arte la tecnica è elemento necessario e precipuo come nella cinematografia. Infatti i mezzi di cui si servono gli scultori, i pittori, i poeti, per creare le loro opere d'arte sono presso a poco gli essi oggi di quelli che erano qualche migliaio di anni fa. Né si può pensare che l'avvento della penna stilografica o del grammofono abbia portato ai più alti fastigi la moderna poesia o che gli scapelli di purissimo acciaio che si usano oggi giorno abbiano fatto fare alla scultura un passo avanti nei confronti di quella dei tempi di Fidia e di Prassitele.

Nella cinematografia, invece, lo sviluppo della tecnica è accompagnato o, meglio, seguito dal perfezionamento artistico: l'uso di lampade e di riflettori più potenti e meglio adatti alla fotografia, il montaggio della macchina da presa sui carrelli, sulle teleferiche, il perfezionamento degli obiettivi, come nuovi sistemi di sceneggiatura, di inquadratura, di montaggio e di recitazione; ogni progresso, insomma, anche il più piccolo, nella lavorazione del film costituisce un elemento di perfezionamento artistico.

Nel campo della cinematografia documentaria i mezzi tecnici a disposizione del direttore artistico e dell'operatore sono, per lo più, necessariamente limitati. Non sarebbe possibile, infatti, che una spedizione nel centro dell'Africa portasse lampade e riflettori con le relative batterie di accumulatori, ecc.: è già molto, in questi casi, poter potere un paio di macchine da presa. Né si potrebbe dimostrare audacia e inventiva nell'inquadrare le scene della vita delle formiche. Nel film documentario, inoltre, manca completamente l'elemento della messa in scena: vero è però che quasi sempre in esso la scena è tanto bella, imprevista e suggestiva, quale nessuna fantasia d'artista potrebbe ricreare, perché è costituita dallo splendore stesso della natura. Nonostante la relativa deficienza di mezzi tecnici a disposizione del realizzatore del film documentario, questo può riuscire tuttavia un'opera fornita di molti pregi artistici: non una fredda documentazione, ma una pregevole elaborazione della realtà, senza per questo diminuire o mutare, in alcun modo, la realtà stessa.

Ho voluto insistere sulle possibilità artistiche del film documentario perché ad esso sono collegate le fortune presenti e a venire di questo genere cinematografico.

Il film documentario ha degli scopi culturali, educativi, propagandistici: per realizzare tali suoi scopi deve riuscire ad influenzare la sensibilità delle grandi masse popolari; per esso, dunque, sono elementi vitali, indispensabili, e qualità artistiche delle rappresentazoni, poiché sono queste appunto che possono influire sul cervello e sul cuore degli spettatori.

Se il film documentario, in ispecie quello di argomento scientifico, pedagogico, propagandistico – non riesce a spogliarsi della sua veste scolastica è certo che viene a mancare il suo scopo. Il pubblico non vuole annoiarsi. Questo fatto va tenuto presente anche quando si vogliono realizzare dei films documentari, se non si vuole proiettare i medesimi soltanto alle panche e alle maschere distratte e sbadiglianti.

Ciò non vuol dire che l'elemento scientifico, educativo, ecc. vada considerato come merce di contrabbando o come l'amaro di certe pillole che i farmacisti spalmano di zucchero, ma che se ci si vuol servire di un pubblico spettacolo, quale è il cinematografo, per insegnare delle belle cose, per educare e per fare opera di propaganda, si devono tener presenti gli elementi che sono la ragione di successo dei pubblici spettacoli: per quanto riguarda il cinematografo l'arte e la tecnica.

Chi ricorda le prime “pellicole dal vero”, che costituivano, con le “comiche” di Cretinetti, il complemento del “dramma passionale in quattro anni”, non può aver dimenticato di quanta noia e di quante proteste fossero causa quelle innocenti e oneste pellicole, che miravano a distrarre gli spettatori dalla plastica delle dive e dalle smorfie dei comici per far apprendere loro qualcosa di nuovo. Si può affermare che quegli infelici antenati del film documentario non portavano alcun contributo alla cultura e all'educazione del popolo. Il tempo e l'esperienza hanno consigliato, poi, a perfezionare, a vivificare e a rendere più adatto alla psicologia ed ai gusti del pubblico anche questo genere cinematografico.

Oggi, infatti, ci si può servire del film documentario per uno scopo istruttivo ed educativo, lo si può anche destinare come parte principale, e perfino unica, di uno spettacolo, senza per questo assistere allo spopolamento della sala in cui esso viene proiettato. Il pubblico, anzi, dimostra oggi una vera simpatia ed un vivo interesse per i films documentari, specialmente per quelli che gli danno la possibilità di conoscere paesi e popoli lontani e selvaggi, vita e abitudini di animali noti ed ignoti, fenomeni fisici, macchine e sistemi di produzione, metodi di educazione fisica, ecc.

Di fronte a questo fenomeno imponente di avvicinamento delle grandi masse popolari al film documentario è logico che di esso si faccia un uso sempre più largo. In Germania e in Russia, specialmente, si dedicano particolari ed assidue cure a tale genere cinematografico. Case di produzione, scuole e specialisti operano in questo campo in tutti i paesi civilmente progrediti. Non poche spedizioni in terre lontane sono munite di macchine da presa e riportano dai loro viaggi e dalle loro esplorazioni una ampia documentazione nei rotoli di pellicola impressionata. Il film documentario, insomma, è in continuo sviluppo, ora che è stato messo in grado di attuare i suoi scopi.

In questo campo c'è moltissimo da fare. Esiste un Istituto Internazionale di Cinematografia Educativa, creato su proposta italiana dalla Società delle Nazioni, istituto che ha la propria sede in Roma ed è sapientemente diretto da Italiani. Esso rappresenta indubbiamente un utile organo coordinatore delle varie iniziative ed è in grado di diffondere in tutto il mondo le opere di singoli individui, istituti e scuole. Ad esso ci si può rivolgere utilmente perché ciò che è frutto del lavoro, dell'audacia e della sapienza non rimanga limitato entro i confini di un paese o affidato al gioco degli accordi commerciali, ma possa contribuire all'elevazione intellettuale e morale di tutte le genti.

Le iniziative della produzione di films documentari devono moltiplicarsi, ora specialmente che si può fare sicuro affidamento sulla simpatia del  pubblico e si può contare sulla collaborazione di un organo quale è l'Istituto Internazionale per la Cinematografia Educativa. Speciali reparti delle Case di produzione dovrebbero essere dedicati a questo genere cinematografico e nuove ditte produttrici, opportunamente attrezzate, dovrebbero sorgere e mettere a disposizione di quanti possono fornire un buon materiale documentario i propri mezzi e l'esperienza dei propri tecnici.

Occorrono, naturalmente, anche in questo campo, audacia e larghezza di vedute: non si deve aspettare che il materiale documentario vada a cercare il produttore fin dentro il suo studio per farsi cinematografare; bisogna ricercarlo là dove si trova.

Sarebbe molto opportuna una concreta collaborazione tra le Case produttrici e gli istituti scientifici, specialmente quelli geografici. Il capitale investito nell'industria e nel commercio cinematografico dovrebbe partecipare al finanziamento di spedizioni esplorative in lontani paesi, fornirle di mezzi tecnici necessari e, al caso, anche di uomini, per metterle in grado di riportare una documentazione cinematografica assidua, fedele e minuziosa della opera compiuta.

Insomma il cinematografo deve recare un contributo sempre maggiore alle opere di civiltà. L'Italia non dovrà rimanere assente da tale nobilissima gara, ma, anzi, balzare all'avanguardia.

(Da “Rivista Italiana di Cinetecnica”, 1930)