I

La prima volta che ho visto un film di James Benning è stato sul grande schermo. A Lisbona, per l'IndieLisboa. Era il 2010. Ero forse assieme a una ragazza portoghese conosciuta tramite amici italiani residenti in città, o forse no, non ero con lei ma ero solo. Ricordo però con esattezza quello che ho visto e il relativo “effetto”. Ruhr (2009).

Si può dire, a suo modo (e fuori modo): un'esperienza.

Fine 2014. Oggi. È passato del tempo, la formazione è sempre continua e lo sguardo si è probabilmente fatto più sofisticato – non migliore, né peggiore; giocoforza diverso, meno suscettibile e più attento, quantomeno a certi dettagli. Grazie a un invito, fatto da persona che stimo, mi trovo a scrivere di due film di Benning: Casting a Glance e RR. Come li ho visti? Tramite il mio MacBook Pro. Cofanetto dvd di un'edizione austriaca (oggetto materiale della “commissione”: ne scriverò dopo).

Ora, data l'occasione – bella ma necessariamente limitata per tempo a disposizione e numero di battute; interessante ma logicamente “stretta”, in un approccio tanto per lettori meno o non specializzati quanto per coloro, come dire, più “competenti” – scrivere di questi due film può voler dire focalizzare una questione propria a entrambi i lavori.

Di Benning, coloro che non sanno nulla e però volessero rimediare non avranno problemi di sorta a trovare quel minimo di informazioni in rete per farsi una prima impressione, in attesa di vedere – sempre qualora si volesse insistere – i suoi film. E tra questi, appunto, Casting a Glance e RR.

Sono due film che si potrebbero definire documentari. Meglio: non fiction. Meglio ancora: semplicemente film-film, o solo film (chi qui scrive è di quel partito delle cose per cui un film non si scrive come fosse un fatto letterario, se non – nel caso – sulla carta, tra note di intenzione, budget, sceneggiatura… sempre “nel caso”). Tutti e due del 2007, tutti e due in formato 16mm (gli ultimi suoi film in ordine di tempo a essere così concepiti), tutte e due a colori, tutte e due dedicati al rapporto sguardo-paesaggio. Ma qui, ecco, occorre diversificare. Una volta presentato – in sintesi – ciò che i titoli presentano.

Casting a Glance. In questo film, al centro dello sguardo c'è il noto earthwork del grande artista statunitense Robert Smithson, Spiral Jetty, lunga spirale di 1500 piedi di «fango, cristalli di sale, rocce e acqua» – per citare lo stesso Smithson, dal suo film sull'opera – a Rozel Point, nel Great Salt Lake, Utah, datata aprile 1970. Una particolarità di quest'operazione (fra le particolarità volute dal suo autore e che val la pena menzionare perché significativa) riguarda il fatto che pochi anni dopo la sua realizzazione, causa aumento livello dell'acqua circostante, l'opera si è trovata a essere sostanzialmente sommersa, scomparendo alla vista, fino al 2004. Riapparsa, in questa ultima decade la sua visibilità è sempre, comunque, rimasta soggetta all'influenza dell'ambiente intorno. Nello specifico – come si legge nel libretto del cofanetto – soggetta allo scioglimento della neve delle montagne circostanti. Benning filma l'opera componendola in 16 sequenze di diversa durata, sequenze nel tempo e la cui datazione va dal 30 aprile 1970 al 15 maggio 2007.

RR. La sigla sta per Railroad: ferrovia. In due anni e più, Benning ha filmato e poi raccolto più di duecento riprese, una per singolo treno, e alla fine 43 di questi sono quelli visibili nel film – e il film è fatto solo di questo, treni in transito nei seguenti Stati: Alabama; California; Illinois; Iowa; Kentucky; Louisiana; Minnesota; Mississippi; Nebraska; New York; Ohio; Pennsylvania; Utah; West Virginia; Wisconsin; Wyoming.

Detto questo, perché il treno come “oggetto” al centro dello sguardo? Si tratta sicuramente di un mezzo che intrattiene una “storia” particolare con il cinema, da Ovest a Est. Ma nello specifico l'argomento, qui, è il treno made in U.S.A., dunque in relazione a specifici, potenziali contesti di riferimento – ne viene in mente uno, su tutti, capace anche di fungere da possibile punto d'origine di possibili altri: quello storico, in quanto primo mezzo in grado di congiungere le frontiere, dunque dare senso di unità agli USA (da qui, poi, la percezione di oggi: treno come un po' anacronismo e un po' – tuttavia, ancora – comunque “capitale” nelle logiche dell'infrastruttura economica statunitense).

Considerati assieme, come anticipato, i due film offrono trattamenti diversi del tema del rapporto sguardo-paesaggio. Per tipologia di oggetto sicuramente, e per “asse” di interesse – la temporalità, nel primo caso; la spazialità, nel secondo. Tuttavia, riflettendo un po' più in profondità, ci si può trovar d'accordo che siano assi, tra loro, complementari. Al riguardo, la circostanza di riprese quasi in contemporanea aiuta: in questo caso è però più una “implicazione” teorica ciò che si ha in mente. 

II

Passo indietro, passo avanti. La prima cosa da dire è che in quest'occasione c'è da circoscrivere l'argomento da trattare, altrimenti non si va da nessuna parte. L'invito, in questo caso, è stato per scrivere quel che si suol dire una “recensione” di un cofanetto dvd. Quindi, tralasciando l'uso e abuso del termine “recensione”, il discorso deve riguardare questo, il cofanetto dvd. Un qualcosa che volenti o nolenti tocca, anche, il senso di un passaggio abbozzato: dal dove al come. Dal cinema come luogo, quindi “dove” il cinema, inteso come arte del film – qui di Benning – si proietta e consuma; al cinema attraverso il computer, quindi dove è il “come” – della fruizione – a strutturare e articolare in maniera pressoché esclusiva l'esperienza. È noto, la “trasposizione” del film da master a dvd/file è questione aperta e non nuova. Ci si può limitare però a dire che qui, l'operazione, è stata compiuta in maniera rispettosa dei formati originali, in modo da non far perdere qualità fondamentali all'immagine.

C'è dunque un cofanetto, un qualcosa che raccoglie i già citati due film di James Benning, e lo fa – sempre come detto – su supporto dvd, con extra (Q & A dell'artista) e con in aggiunta un libretto bilingue. (1) È una edizione edita dall'Austrian Film Museum di Vienna – l'uscita, assieme a quella di altri film del filmmaker nella stessa collana, e assieme a altre iniziative, ha accompagnato la prima retrospettiva completa del lavoro dello statunitense; qui invece il link diretto al cofanetto dvd, per l'eventuale acquisto: http://www.edition-filmmuseum.com/product_info.php/info/p145_casting-a-glance—RR.html – e dunque si tratta di un prodotto che viene fuori da una di quelle istituzioni che oggi, nel mondo, si può a ragione definire fra le più attive nell'opera di “patrimonializzazione e valorizzazione” di certo cinema. (2)

Ora, nella fruizione tramite computer, certamente ciò che si perde è quel che di “monumentale” è presente in molto del lavoro di questo Thoreau del cinema contemporaneo (3) e che giocoforza è, anche, in Casting a Glance e RR. Ma per qualcosa che si “perde”, c'è – sempre – qualcosa che si “acquista”. Qui, nello specifico, si potrebbe dire che l'uso del computer, per motivi diversi, potrebbe aiutare e supportare al meglio la comprensione delle operazioni di Benning nei due film: due operazioni, per così dire, morfologiche. Nella misura in cui ridisegnano la “natura” di quanto sarebbe oggetto delle singole visioni.

Casting a Glance cos'è, difatti, se non il tentativo di mappare una determinata geografia in un determinato arco di tempo? L'operazione – come anticipato – è sì temporale, ma basandosi appunto su un lavoro come Spiral Jetty, lo spazio è parte in causa, così che l'immagine del capolavoro di Smithson sia pensabile attraverso il film. Höller dice bene: «the film unravels an eloquent and multifaceted afterimage of everything that the Jetty, whether by design or by accident, inherently possessed from the beginning.» Sembra quindi possibile parlare di un film in grado di esprimere una efficacia tale da porsi – con una immediatezza disarmante – dentro questioni assolutamente contemporanee. E qui viene senza dubbio in mente la ricerca di Aby Warburg, per come l'immagine dell'opera Spiral Jetty sopravvive e vive nel film di Benning allo stesso modo in cui motivi e temi iconografici si trasmettono da un'opera d'arte all'altra, attraversando – se necessario – paesi diversi, come fossero treni. Ma la velocità di un treno, come le trame delle sue direzioni, “trasportano” sempre altro, e RR lo mostra bene. Qual è infatti, in questo caso, l'operazione di Benning? Le vedute dei singoli treni che ci presenta, l'accumulazione di queste: sono tutte e due fasi che inducono lo spettatore a farsi osservatore, progressivamente, dello spazio attraversato dal mezzo, il paesaggio visto assieme a questo, grazie a questo. La camera fissa e le variazioni di durata da sequenza a sequenza poi non fanno altro che rafforzare l'impressione di un tentativo di estensione della percezione: dal treno al paesaggio. Ma a partire dal nostro punto di vista altro. Quindi un tentativo da cui lo spostamento dell'attenzione oggettuale “rivela”, se si vuole, una idea di paesaggio quasi fenomenologica, dove la forma è traccia.

CASTING A GLANCE e RR, regia di James Benning, USA, 2007, 77' e 107' (Filmmuseum)

NOTE

(1) In inglese ma principalmente tedesco, quello logicamente austriaco – da leggere il testo presente di Christian Höller. 

(2) Un “modo di fare” legato, giocoforza, anche alla tradizione dell'avanguardia cinematografica austriaca e poi del suo cinema sperimentale – in merito, per la qualità dell'opera, si rimanda a Peter Tscherkassky (a cura di), Film Unframed. A History of Austrian Avant-Garde Cinema, Synema, Vienna 2012. 

(3) “Rubo” qui il riferimento all'autore di Walden dall'amica romanziera statunitense, Rachel Kushner, che ringrazio (“furto” acconsentito, tratto da uno scambio e-mail). Nell'ultimo romanzo della Kushner, I lanciafiamme, c'è inoltre una parte molto interessante della narrazione dove è presente Spiral Jetty e tutto l'ambiente circostante a quest'opera d'arte.