Raramente sono stato sorpreso da un film come da Everyone Else (2009) di Maren Ade. La maggior parte dei film così buoni viene di solito accompagnata da qualche voce, e questo di sicuro non ha fatto eccezione, però le chiacchiere da Berlino a me non erano arrivate. Non avevo mai visto The Forest for the Trees (2003), il suo acutissimo film d’esordio, e non avevo alcuna idea di cosa aspettarmi. Ho visto il film con la mia vecchia amica Claire Denis a Buenos Aires, dov’era in competizione al BAFICI l’anno in cui eravamo in giuria. A metà della proiezione, nel bel mezzo della scena dell’escursione, il proiettore si rompe. Si accendono le luci, Claire si gira verso di me e chiede, “E’ davvero così buono come penso che sia?”. Ho potuto solo annuire.

Chi era questa regista, che aveva avuto il coraggio e la tenacia di scovare, in quella che era stata chiaramente un’ esperienza personale, il più profondo livello di intimità e condividerne il disagio? Come poteva sostenere il peso di andare così scomodamente a fondo nel terribile squilibrio di potere che può crearsi tra le coppie e rimanerne felicemente inconsapevole finchè l’anderen non appare? Dove aveva trovato un equilibrio così teso tra la tenerezza e l’assoluta spietatezza, quel tipo di spietatezza di cui ogni regista ha bisogno e che pochi hanno il coraggio di usare, il tipo di tenerezza che pochi si concedono l’abilità di richiamare su un set? E, per porre una domanda scontata che di sicuro a Maren è stata posta un’infinità di volte nei vari Q&A: come ha lavorato con il cameraman e i suoi attori? Alla fine del film, Claire ed io eravamo entrambi senza parole.

Un paio di sere dopo, sono andato a una cena del festival in un ristorante dall’altra parte della città. Qualcuno mi ha detto che anche Maren era lì. Cosa mi aspettavo? Diciamo solo che non mi aspettavo questa bellissima, imperturbabile donna che mi ricordava una giovane Lynn Redgrave. Ricordo che Maren e la sua produttrice Janine Jackowski erano state derubate, coltello alla mano, qualche ora prima, ma se non me lo avessero detto non l’avrei davvero mai immaginato. Maren, in particolare, era di un’allegria incontrollabile, come un’eroina della Austen.

Cosa farà in futuro? Non ne ho idea. Ma se dovessi indicare un giovane filmmaker il cui futuro sono certo sarà brillante, la mia scelta ricadrebbe su Maren. Everyone Else è un film di una potenza terribile e di una libertà assoluta, ed è ovvio che è solo l’inizio della sua esplorazione.

Un’ultima cosa: è anche divertentissimo.

(Articolo pubblicato su CinemaScope, 50 Best Filmmakers Under 50, traduzione di Perla Sardella)