VENEZIA 77:
NOMADLAND

Marco Grosoli

Il secondo lungometraggio di Chloé Zhao nutre la sua poetica grazie a una nociva confusione tra alba e tramonto, tra le speranze delle origini e lo stadio terminale in cui versa l’America di oggi. Un'operazione filmica il cui successo è regolarmente e prevedibilmente commisurato alla sua furbizia, spacciando a buon mercato l’idea ruffiana e consolatoria per cui nessuna degradazione è sufficientemente grande da non essere temporaneamente appagata dal placebo del consumo.

VENEZIA 77:
WIFE OF A SPY

Marco Grosoli

Nel suo ultimo film Kurosawa svuota le strutture classiche del film di spionaggio di ogni contenuto e ne fa un puro sistema di forme in movimento, predisponendolo a riempirsi di nuovo con un potente sottotesto grazie a cui opera infine la propria personale deviazione dalla purezza delle coordinate del genere.

VENEZIA 77:
THE WORLD TO COME

Nel suo secondo lungometraggio la regista Mona Fastvold esalta un amore che non ha bisogno di compiersi per essere percepito e che viene tradotto per immagini con una tenerezza sensuale e non sessuale, resa possibile e concreta da un uso miracoloso del 16mm, delle location, degli attori, e delle risorse della mise en scène.

VENEZIA 77: THE DISCIPLE

Marco Grosoli

Con il suo secondo film il regista indiano Chaitanya Tamhane raggiunge un dominio pieno e consapevole delle proprie potenzialità estetiche, e limitandosi a sfiorare la superficie dell'universo della musica indiana che accompagna la vita dei personaggi, riesce a compenetrarle con equilibrio e interesse alla materia sottotestuale dell'opera.

IFFR 2020: OK, BLOOMER.
RETROSPETTIVA
THE TYGER BURNS

Marco Grosoli

Una ricognizione della splendida raccolta di opere che l'International Film Festival Rotterdam ha costruito con film realizzati nell'ultimo anno da cineasti attivi dal 1972 (anno di inizio del festival): è anche nel loro lavoro che va cercato il presente del cinema, perché dimenticarsi che il presente è perpetuamente in tensione con il passato, significa dimenticarsi che cosa sia il cinema.

IFFR 2020:
IPERIONE E L’IPERTESTO

Marco Grosoli

Con le sue iperboliche cinque ore e mezza di durata, Communism and the Net, or the End of Representative Democracy conferma il genio di Karel Vachek: ramificando la riflessione storico-politica sul suo Paese in una miriade di percorsi concettuali fittamente interconnessi, il regista ceco perviene a un ironico, sofisticato, dinamicissimo trattato sul crinale tra l’Istituzionale e l’Organico.

LOCARNO 71:
L’ORGASMO FEMMINILE

Marco Grosoli

Con Gangbyun Hotel Hong Sang-Soo supera i film precedenti e per la prima volta in assoluto lascia tutti gli attriti di coppia rigorosamente fuoricampo, cancellando sempre più ogni estrinsecazione grafica della differenza sessuale, a favore di un’uniformità che, guardata da vicino, si rivela pericolosamente irregolare e incoerente.

LA MORTE È UNA
QUESTIONE DI FORMA

Marco Grosoli

Pardo d’oro 2017, Mrs Fang di Wang Bing mostra gli ultimi giorni di vita della signora Fang, filmando la morte come forma stessa della vita quotidiana e svelando la natura del tempo come incessante emersione della differenza, della discontinuità.

ACCLAMAZIONE
GLOBALE

Marco Grosoli

In Nazidanie, Boris Yukhananov e Aleksandr Shein s’immergono nell’orgia mediatica contemporanea tessendo una fitta trama di connessioni e tracce narrative a partire dalla testata con cui Zidane colpì Materazzi nella finale dei mondiali di calcio del 2006.

L’ARTE DELL’EMICRANIA

Marco Grosoli

Two Weeks in Another Town di Vincente Minnelli smaschera la chimera fondativa del fare produttivo e il mal di testa di chi, rifugiatosi a lungo nell'iperattività hollywoodiana, ora viene restituito alla dimensione dell'essere.