LACCI
L’ultimo lungometraggio di Daniele Luchetti insegue le pagine dell’omonimo romanzo di Domenico Starnone, imprigionando il racconto d’amore in un rebus a incastri temporali. Una vicenda ripercorsa però svogliatamente, che rischia a più riprese di perdersi per strada.
ABOUT ENDLESSNESS
Premiato per la miglior regia a Venezia 76, Roy Andersson torna con un film che riprende il dispositivo estetico delle sue opere precedenti, per ribadire l'indagine sull'incomunicabilità umana e l'impossibilità di liberarsene.
VENEZIA 77: SAMP
L'ultimo film di Antonio Rezza e Flavia Mastrella è un'opera militante, tutt'altro che conciliante. Samp è il killer del Sud Italia che uccide nonne e bambini per estirpare le radici che ci tengono legati alle tradizioni, quelle che paradossalmente vengono difese a spada tratta dal cinema d'autore italiano.
NOTTURNO
Accolto dalle polemiche ed escluso dal palmarès di Venezia, il nuovo film di Gianfranco Rosi è un’opera potente e radicale che mette in discussione il ruolo dello spettatore di fronte ai teatri di guerra e ne libera lo sguardo solo nel finale, richiamando a un’attribuzione forte di responsabilità.
VENEZIA 77: UN RIGOROSO NATURALISMO
In Oaza (Oasis) il regista serbo Ivan Ikic riprende con un realismo naturalizzato nel cinema est europeo il contesto drammatico della vita di tre ragazzi all’interno di un istituto per persone con disabilità mentale vicino Belgrado, creando motivi di interesse narrativo ma non aggiungendo molto all'immaginario del genere, mentre in Conference il regista russo Ivan Tverdovskiy, rievocando la tragedia avvenuta nel 2002 al teatro Dubrovka, propone un testamento lucido e caustico di quel filone che, più che rievocare scenograficamente gli eventi storici, riflette sul loro dramma perpetuato nel tempo.
ASSANDIRA
Otto anni dopo Bellas Mariposas Salvatore Mereu torna a raccontare una Sardegna verace e sgradevole, persino respingente. Assandira parla anche e soprattutto della bellezza della terra sarda, ma non la mostra, perché il dramma famigliare al centro della storia, che degenera nel noir autodistruttivo, non ha bisogno di un contesto rassicurante oppure di location mozzafiato, ma solo di bruciare, nella sua disperazione.
VENEZIA 77: NOMADLAND
Il secondo lungometraggio di Chloé Zhao nutre la sua poetica grazie a una nociva confusione tra alba e tramonto, tra le speranze delle origini e lo stadio terminale in cui versa l’America di oggi. Un'operazione filmica il cui successo è regolarmente e prevedibilmente commisurato alla sua furbizia, spacciando a buon mercato l’idea ruffiana e consolatoria per cui nessuna degradazione è sufficientemente grande da non essere temporaneamente appagata dal placebo del consumo.
VENEZIA 77: WIFE OF A SPY
Nel suo ultimo film Kurosawa svuota le strutture classiche del film di spionaggio di ogni contenuto e ne fa un puro sistema di forme in movimento, predisponendolo a riempirsi di nuovo con un potente sottotesto grazie a cui opera infine la propria personale deviazione dalla purezza delle coordinate del genere.
VENEZIA 77: LAHI, HAYOP
Lav Diaz torna con un film crudo ed essenziale, una narrazione ridotta all'osso, dove più che mai è possibile percepire la messa in scena teatrale dei suoi personaggi, enfatizzata dai lunghi dialoghi e dai loro movimenti nello spazio. A far da contraltare a questo scenario, le desolanti vite che gli esigui personaggi attraversano con il loro passaggio, e che riescono a trovare un senso solo nei gesti più estremi e violenti.
SPACCAPIETRE
Partendo da uno spunto biografico-familiare – la morte in giovane età della nonna dei registi, bracciante pugliese – il nuovo film dei fratelli De Serio, presentato alle Giornate degli Autori, trasfigura il racconto in un universo polimorfo e atemporale, in cui a regnare è la fede nel possibile cinematografico.