VENEZIA 77:
NOMADLAND

Marco Grosoli

Il secondo lungometraggio di Chloé Zhao nutre la sua poetica grazie a una nociva confusione tra alba e tramonto, tra le speranze delle origini e lo stadio terminale in cui versa l’America di oggi. Un'operazione filmica il cui successo è regolarmente e prevedibilmente commisurato alla sua furbizia, spacciando a buon mercato l’idea ruffiana e consolatoria per cui nessuna degradazione è sufficientemente grande da non essere temporaneamente appagata dal placebo del consumo.