Tutto il cinema di Wakamatsu Koji è dominato da una tensione centripeta che lo ha portato, nell'ultima fase della sua carriera artistica, a tornare sugli stessi temi, situazioni, eventi storici, sentieri già battuti, anche quarant'anni prima. È così che nel 2007 il regista nipponico realizza United Red Army, un lungo film di oltre tre ore – durata decisamente anomala per un cineasta i cui film raramente superano l'ora e mezza – che racconta la storia della formazione terrorista giapponese che insanguinò il paese e non solo – era attiva anche con una divisione internazionale che compiva azioni, perlopiù dirottamenti aerei, in nome di una sorta di internazionale comunista, per la causa di popoli oppressi come quello palestinese – a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, per concludere le proprie gesta nel febbraio del 1972, in una baita sul Monte Asama, covo dell'ultima falange rimasta, sgominata, dopo un conflitto a fuoco, con le forze dell'ordine.

Un film viscerale per Wakamatsu, nato come reazione violenta – cosa che si potrebbe dire di tutto il suo cinema – a un film sullo stesso soggetto, ma raccontato dal punto di vista, a suo parere reazionario, della polizia. E Wakamatsu ha poi portato e fatto vedere il film agli ex affiliati superstiti della formazione armata, in un tour tra i Paesi (Libano, Corea del Nord) in cui questi vivono in asilo politico. Lo sguardo del regista è quello, distaccato, che non giudica, di chi a suo tempo era stato simpatizzante, e anche qualcosa di più, per il gruppo rivoluzionario. Rientra nella rilettura che vuole fare di quegli anni turbolenti per il Giappone. Rilettura in cui i terroristi dell'Armata Rossa sono messi sullo stesso piano dello scrittore Mishima che, partendo da un senso nazionalista, a capo della sua formazione paramilitare, compì la storica azione di occupazione, nel 1970, della caserma del Ministero della difesa che concluse con il proprio suicidio. Storia raccontata da Wakamatsu cinque anni dopo in 11·25 jiketsu no hi: Mishima Yukio to wakamono-tachi, film che rappresenta la seconda parte di un ideale dittico con United Red Army. Personaggi accomunati dall'essere utopisti, che non accettavano la svolta modernista e filoamericana del paese, contro la quale si sono ribellati, ognuno secondo il proprio pensiero, ma invano. Tutti esempi di quella rabbia giovane, di quell'energia deflagrante, ma anche di quella fragilità, delle nuove generazioni, che Wakamatsu ha voluto rappresentare in tutto il suo cinema.

Wakamatsu usa ancora una volta la "teoria del paesaggio", in voga dalla fine degli anni Sessanta negli ambienti avanguardistici nipponici, incentrata sulla lettura, in chiave marxista, della società attraverso il concetto chiave di paesaggio (fukei), che stava subendo profonde trasformazioni nel senso di una sua omologazione e uniformizzazione negli anni della crescita economica del paese. Wakamatsu ne era il principale esponente in campo cinematografico, insieme ai sodali Ōshima Nagisa e Adachi Masao, regista sperimentale e sceneggiatore di Wakamatsu e saltuariamente anche di Ōshima. E in United Red Army, la teoria del paesaggio si traduce nelle imponenti vedute del Monte Asama, emblema dell'indifferenza della natura rispetto al teatrino degli uomini, che in essa sta andando in scena.

United Red Army è un ritornare sui propri passi del regista che, nel 1971, aveva realizzato, insieme ad Adachi, Armata Rossa. Dichiarazione della guerra mondiale, documentario manifesto sulla resistenza palestinese, girato in Libano, nei villaggi palestinesi e nei campi d'addestramento paramilitari. Un vero e proprio proclama rivoluzionario, al suono dell'Internazionale, prodotto dalla United Red Army e dal FPLP, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, e distribuito clandestinamente. Un'esperienza che segnò Adachi, che decise di aderire al FPLP rimanendo in Libano e abbandonando l'attività artistica. Farà ritorno in patria solo dopo ventotto anni, nel 2001, estradato dalle autorità giapponesi e tornerà a lavorare come sceneggiatore di Wakamatsu. Caterpillar è il risultato di questo rinnovato sodalizio artistico. Un'opera estremamente feroce e corrosiva nei confronti della società nipponica, del suo sistema di valori tradizionali, di quel nazionalismo paternalistico, che fa capo alla figura dell'Imperatore, da sempre oggetto dell'aspra satira del regista. Si tratta di una rielaborazione, virata e rivisitata con una valenza cupa, dissacrante e senza via d'uscita, del caposaldo di cinema antimilitarista E Johnny prese il fucile di Dalton Trumbo, partendo da una novella, censurata, dello scrittore Edogawa Ranpo, giallista di inizio Novecento, fondatore del genere ero guro e la cui portata disturbante è stata sfruttata al cinema, tra gli altri da Sono Sion, Jissoji Akio, Tsukamoto Shin'ya.

Ambientato alla fine degli anni Trenta, Caterpillar racconta di un soldato, il tenente Kurokawa, che torna dalla Seconda guerra sino-giapponese orrendamente menomato, ridotto a un tronco senza più nessun arto. E l'uomo obbliga la moglie a continui rapporti sessuali in quello che è un ritorno del regista all'estetica malata dei suoi film erotici, i pinku, delle origini. A una sessualità abnormale, e subnormale, di corpi che portano su di sé il peso della Storia e della violenza del mondo, come quell'escrescenza, risultato dell'esposizione alle radiazioni dell'atomica di Hiroshima, del corpo del protagonista di uno dei primi film del regista, Affairs Within Walls (1965). Ben lungi dall'essere la vittima incolpevole – il povero soldato, come Johnny, mandato allo sbaraglio da un sistema militarista più grande di lui – Kurokawa è decisamente un cattivo tenente e lo si vede, nei flashback, partecipare a stupri e massacri contro la popolazione civile. Ancora una volta il regista tocca uno degli argomenti più tabù della società nipponica, quello degli orrendi crimini di guerra compiuti dall'esercito imperiale nelle guerre sino-giapponesi.

United Red Army e Caterpillar rappresentano gli ultimi ruggiti di Wakamatsu che è mancato improvvisamente, il 17 ottobre del 2012 a 76 anni, portato via da un incidente stradale proprio come Angelopoulos. Di lui il collega e collaboratore Ōshima Nagisa, che volle come sceneggiatore per lo scandaloso Ecco l'impero dei sensi, disse, in un suo scritto del 1970: «I film di Wakamatsu Kōji offrono ai loro spettatori un'esperienza che non ha equivalente alla luce del sole. É la voce del desiderio, dei propositi delittuosi, e quindi della miseria screziata, che echeggia nella notte».

COFANETTO WAKAMATSU (Raro Video)

CATERPILLAR (Kyatapira), regia di Wakamatsu Koji, Giappone 2010, 85'

UNITED RED ARMY, regia di Wakamatsu Koji, Giappone 2008, 190'