Qualche concreto suggerimento di gestione

Contrariamente ad uno dei miti dominanti l'Underground, il film non è una entità seducente che non ha a che fare con i problemi mondani di soldi, politica e lavoro. Né lo è l'“arte”. Né lo sono quegli che si sono autoproclamati artisti/geni e che di tanto in tanto usano queste pagine per dar fiato al loro disprezzo per tutto quello che è “commerciale”. No, tutte grosse stronzate – come dimostrano le periodiche crisi delle cooperative. Che piaccia o no, film e arte, e persino i film-maker (qualunque cosa dicano a proposito), sono fino al collo dentro un complesso sistema di relazioni con fattori economici, sociali e politici a cui non frega un cazzo della sensibilità artistica del genio in erba, della santità dell'arte e della tua ultima teoria del cinema. Con la più sprezzante indifferenza l'ultima recessione economica ha provocato una caduta del noleggio, e quindi al pubblico, vittima dell'ennesimo attacco di autocelebrazione adolescenziale da parte dell'artista/genio di turno, tocca andare a dormire e non tornare prima della settimana successiva. In una maniera o in un'altra, la realtà si è intrufolata e prende a calci in culo i teorici più meditabondi dell'underground: la cooperativa annaspa, i film-maker non riescono a ricavarci nulla, la newsletter è subissata da un gran piagnucolare. Ma piagnucolare è noioso e non serve a nulla.

Tenere a mente la verità

La politica delle cooperative è eccessivamente idealistica: nessuna censura; ogni film è accettato per essere distribuito. Nonostante le arroganze di qualche propagandista dell'underground, questo significa che le cooperative alla fine conservano un mucchio di merda. Le cooperative, fondate dai loro membri film-maker, sono molto riluttanti ad ammetterlo. Così il problema è persino più difficile: ne è testimone il tumulto sollevato dalla proposta di non noleggiare alcuni film o di far pagare una tassa di deposito. Tuttavia dovremmo mettere da parte i nostri buoni sentimenti e dar retta a Mr. Natural nella copertina dell'ultimo inserto: chi caga per strada al suo ritorno troverà le mosche. Le mosche si stanno impadronendo delle cooperative: è naturale che chiunque noleggi un film dalle cooperative e si trovi invece in mano uno stronzo ci penserà due volte prima di prenderne altri. In nome di tutte quelle teorie che sostengono la politica del qualunque-cosa-va-bene, gli toccherà sedersi in sala e guardarsi l'ennesimo passo falso che trasuda intenti artistoidi mentre il pubblico esce dalla sala. Dal momento che, come per Hollywood, casualmente la maggior parte dei film underground sono soltanto spazzatura, questo genere di fregatura ai danni del noleggiatore danneggia le cooperative tutte: il noleggiatore fregato comincerà a guardare altrove. E credeteci, c'è già un mucchio di gente che noleggia film in grande quantità e che non prenderebbe mai nulla dalle cooperative perché temono riceverebbero spazzatura. C'è comunque una soluzione possibile, e una che non richiede un cambiamento radicale della politica delle cooperative.

Anteprime

Allo scopo di abolire questo gioco d'azzardo si può costringere il noleggiatore ad essere coinvolto, le cooperative potrebbero organizzare delle anteprime. In questo modo il noleggiatore saprebbe contro cosa va incontro, così potrebbe decidere se uscirne quando le probabilità gli sono contro o giocare sicuro con una manciata di “nomi”. Dato che la logistica e i costi per anteprime individuali sarebbero al di là delle possibilità economiche delle cooperative, è ovvio che queste proiezioni dovrebbero essere organizzate per gruppi. Una pratica del genere è molto comune tra i distributori commerciali, e se è certo una seccatura, è quel genere di seccatura che piace parecchio agli stessi distributori – tutti maniaci cinefili. La procedura potrebbe essere più o meno questa: le cooperative chiedono ai film-maker se vogliono o no che il loro film sia mostrato in anteprima (ed è facile da indovinare perché qualcuno non vorrebbe). A quel punto la cooperativa, o tramite un membro volenteroso o sollecitando un grosso noleggiatore (tramite annunci nei cataloghi, newsletter o posta) organizzerebbe una serie di anteprime regionali, le cui sede sarebbero determinate dall'organizzazione del noleggio. I responsabili delle anteprime regionali dovrebbero avere le attrezzature adeguate. Una volta che tutto sia stato sistemato, la cooperativa annuncerebbe con largo anticipo una o più date relative all'area in questione. Una lettera spiegherebbe le ragioni per l'anteprima e chiederebbe ai destinatari di assicurare la loro partecipazione e, in caso positivo, di richiedere specifici titoli in visione. Di questi titoli, tutti o quanti più possibile verrebbero proiettati. Qualora i numeri fossero eccessivi, quelli che riceveranno il maggior numero di richieste avranno precedenza. Attraverso questo semplice metodo le cooperative si eviterebbero di dover selezionare i titoli. Se bene organizzate, queste anteprime potrebbero fruttare un notevole aumento di noleggi.

Sconti per pacchetti e per grandi quantitativi

Un altro fattore che certamente non incoraggia il noleggio è il fatto che i film della cooperativa sono molto più cari degli altri sul mercato. Spesso si incolpano le difficoltà economiche del film-maker indipendente – un problema creato ampiamente dalle attitudini degli stessi film-maker verso il loro pubblico e gli aborriti fini commerciali. Se fosse data maggiore attenzione ad entrambi gli aspetti, i noleggi potrebbero aumentare sensibilmente e, quindi, i costi di noleggio ridurre. Ci sono due metodi immediati per renderlo possibile: sconti per il noleggio di pacchetti e sconti per il noleggio di grandi quantitativi.

Nel caso dei pacchetti, dopo aver ricevuto l'autorizzazione del film-maker, la cooperative potrebbe offrire il 25% o il 30% di sconto a coloro che noleggiano un programma – 80 minuti o più – per proiettarlo tutto assieme. La domanda ne sarebbe incoraggiata e lo sconto sarebbe poco rilevante per la cooperativa perché i costi per un'operazione del genere sono nettamente inferiori a quelli a cui si andrebbe incontro se i singoli film fossero distribuiti singolarmente. Lo sconto sarebbe diviso al 50/50 tra cooperativa e film-maker.

Nel caso dei grandi quantitativi lo sconto – 25%  – sarebbe offerto a coloro che noleggiano in un unico ordine 80 minuti o più di film che verrebbero proiettati singolarmente in momenti distinti. In questo caso, dato che i costi della cooperativa non sarebbero ridotti tanto quanto nel caso precedente, il film-maker si farebbe carico di due terzi dello sconto e la cooperativa del restante terzo: il film-maker così accetterebbe il fardello maggiore per riuscire a far noleggiare i propri film più spesso. Questo genere di sconto incoraggerebbe il noleggio di un maggior numero di film, forse specialmente da parte di quei noleggiatori che prendono regolarmente lungometraggi ai quali la caduta dei prezzi di noleggio permetterebbe di aggiungere anche dei cortometraggi ad ogni programma.

Incentivi di pubblicità

Uno dei maggiori lati negativi delle cooperative è che non fanno uso della pubblicità, se non sporadicamente nei cataloghi. Chi si occupa di film sa bene che una buona pubblicità può fare salire la spazzatura in alto nel box-office e una debole pubblicità uccidere un ottimo film. Lo stesso vale per l'underground, ed in larga misura quelli che fanno circolare il loro lavoro sono anche quelli che hanno il più alto numero di noleggi, a prescindere dalla qualità del lavoro stesso. Le cooperative (ovvero, chiunque abbia un film con una cooperativa) dovrebbero provvedere degli incentivi per chi vuole dare da farsi per farsi la propria pubblicità. Dopotutto, la cooperativa esiste soltanto grazie a coloro che riescono a far noleggiare i loro film. Si potrebbe offrire la mailing list della cooperativa a chiunque voglia farsi pubblicità – ovviamente a spese proprie. Se ci fossero altre vie attraverso le quali le cooperative possano impegnarsi in attività di pubblicità, dovrebbero perseguirle.

L'idealismo che non funziona non è affatto idealismo

Il principio operativo delle cooperative, essendo idealistico, necessariamente rimedia una brutta batosta quando deve confrontarsi con realtà meno ideali. Pur all'interno di un contesto tanto idealistico, bisogna lavorare per rendere le cooperative funzionali altrimenti esse crolleranno. Di fronte alla fine, i membri dovrebbero tenere bene in mente che loro sono parti di una cooperativa – ovvero che loro devono pensare al bene della collettività piuttosto che a quello individuale. In altri termini, bisognerebbe impegnarsi di più nell'autocritica – questo film è abbastanza buono per essere distribuito? È diventato un po' troppo datato? E quest'altro si noleggia o occupa soltanto spazio negli scaffali e nei cataloghi? Stai collaborando alla vita della cooperativa con la tua presenza o sei soltanto un peso morto? Questo genere di domande dovrebbero essere il nucleo di quello che è uno sforzo collettivo – se i membri della cooperativa non riescono seriamente a confrontarsi con queste cose (anziché farsele dettare dall'alto) allora è certo che la cooperativa fallirà… ed è quello che si merita.

Un postscriptum minore

La cooperativa dovrebbe rifiutare tutte le copie in pessime condizioni (indecentemente graffiate, piene di giunte, etc.) e dovrebbe restituire quelle più usurate. Chi noleggia un film in pessime condizioni penserà che quello è lo standard con cui ha a che fare la cooperativa e non ritornerà certo volentieri – non mettete nei guai tutti gli altri. 

(testo tratto dal volume Canyon Cinema, a cura di Scott MacDonald; traduzione di Carlo Mezzasoma)