Credo che la storia, la memoria di una generazione vada non solo salvata,
ma raccontata dai suoi protagonisti. Il rischio è l’oblio, la disinformazione.
Il cinema è patrimonio culturale collettivo e in quanto tale
occorre trasmetterlo alle nuove generazioni.
Armando Ceste

Per oltre quarant’anni, dal ’68 all’inizio della grande crisi economica, Armando Ceste ha raccontato la società italiana e le sue contraddizioni, radicando gran parte del proprio cinema nella Torino che, in quegli stessi anni, compiva la propria parabola da città della Fiat a metropoli postindustriale. Ad aprile l’Archivio Armando Ceste, che gestisce e tutela il suo patrimonio artistico e culturale, grazie alla collaborazione di Showbyte e dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema, ha presentato e messo on-line il sito web www.armandoceste.it che, oltre a raccogliere le sue opere cinematografiche, grafiche e pittoriche e le testimonianze di chi lo ha conosciuto e affiancato nei suoi lavori, fornirà gli aggiornamenti su eventi, manifestazioni e novità attinenti alle finalità dell’Archivio e allo sviluppo dei progetti legati alla sua eredità culturale, artistica e politica.

Nato a Torino nel 1942, dopo alcune esperienze di cinema underground, Armando Ceste è, alla fine degli anni Sessanta, tra i fondatori del Collettivo Cinema Militante di Torino. Dalla metà degli anni Ottanta realizza numerosi cortometraggi e documentari, alcuni dei quali in collaborazione con l’AAMOD di Roma, la maggior parte dei quali presentati in anteprima al Torino Film Festival fin dalla sua seconda edizione del 1984. Fondatore e direttore artistico del Valsusa Filmfest, festival cinematografico sui temi della memoria storica e della difesa dell’ambiente, si occupa, inoltre, della comunicazione visiva di programmi culturali per musei, associazioni ed enti pubblici. Nel 2000 pubblica insieme a Maurizio Poletto Storyboard (Ananke), nel 2006 il libro+Dvd Porca Miseria. Un viaggio nelle nuove povertà (EGA – Edizioni Gruppo Abele). Nel 2004 inaugura la mostra Terroristen presso il circolo Amantes di Torino. Nel 2008 è fra i promotori del progetto collettivo Walls and Borders e riceve dalla Film Commission Torino Piemonte il Premio Torino Set alla Carriera. Scompare il 15 aprile del 2009.

A dare la cifra dell’acutezza del suo sguardo registico sono i temi che caratterizzano le sue principali opere cinematografiche: dall’immigrazione (Il gioco di Romeo e Giulietta, Abdellah e i suoi fratelli, Love difference e Movimento) alla precarietà e alle nuove povertà (Marisa e le altre, Porca miseria e Da porta a porta), dalla trasformazione della città e delle periferie (Fiatamlet e Variazioni) alle vecchie e nuove resistenze (25 Aprile 1994, Mai tardi, RossoAskatasuna e Dopo Genova) e ai diritti dei lavoratori (Gli anni duri e L’assalto al cielo, un ricordo di Claudio Sabbatini), tutte le questioni sollevate nel suo cinema restano di strettissima attualità. Nel suo percorso sociale, politico e cinematografico ha incontrato figure molto importanti come il Premio Nobel Dario Fo e Franca Rame (Aria di golpe), Adriano Sofri (Viaggio alla fine del mondo), Luca Rastello e Marco Revelli (Fiatamlet), Don Luigi Ciotti (Libera terra e Abdellah e i suoi fratelli), Anna Karina (Il volto della Nouvelle Vague), Jean-Marie Straub (La resistenza del cinema e Lezione di cinema), Erri De Luca (Dopo Genova e Porca miseria), Ascanio Celestini (Marisa e le altre), Marco Baliani (Love difference), Emilio Pugno (Gli anni duri) e gli attori e registi teatrali Beppe Rosso, Michele Di Mauro e Marco Alotto.

Il sito vuole essere una restituzione di uno sguardo, un segno forte per ricordare Armando Ceste, per tramandare una memoria attraverso le sue opere a un pubblico più vasto, ma soprattutto alle nuove generazioni affinché il ricordo e le immagini preesistenti possano produrne di nuove e stimolare sempre nuovi sguardi critici. Realizzato da Showbyte con il CMS (content management system) Joomla, il sito propone ventuno frame che rappresentano altrettante fasi del suo percorso artistico e culturale. Il tema grafico scelto è essenziale, full width e responsive (ovvero automaticamente adattabile alla visione sui diversi dispositivi). L’homepage presenta fin da subito il cuore del sito, l’elenco delle opere principali dell’artista, presentato con grandi tasselli che riprendono un fotogramma dell’opera stessa. Attraverso le voci di menu invece si raggiungono gli approfondimenti sulla sua biografia, la sua filmografia completa, la rassegna stampa, testimonianze, dichiarazioni e le informazioni riguardo l’Archivio Armando Ceste e il premio a lui dedicato attraverso il concorso cinematografico nazionale Lavori in Corto.

«In una società di cosiddetto libero mercato dove tutto si compra e tutto si vende, il sistema è di domanda e offerta. In teoria la domanda dovrebbe essere libera, in realtà la domanda non è libera, si possono influenzare aspettative e richieste dell’utente. C’è un condizionamento della domanda, si privilegiano i lavori che rispondono alle esigenze che in quel momento determinano maggiore visibilità. […] La vera censura è quella del mercato, è una censura peggiore di quella che si poteva avere ai tempi di Stalin. Ai tempi di Stalin non è che non si potevano fare i film, solo che i film girati venivano sottoposti al vaglio della censura e se non erano ritenuti idonei venivano abbandonati in un cassetto. Oggi è diverso perché i film non vengono neanche prodotti, nessuno vuole assumersi i costi per la realizzazione di un film. […] Io uso molto materiale di repertorio, spezzoni di film, però tutto questo oggi è molto a rischio. Le immagini di repertorio nel giro di pochi anni non saranno più utilizzabili, questo perché sono in mano ad archivi che hanno acquistato i diritti di vendita e commercializzazione di gran parte di questo materiale. La censura attuata è di tipo economico. Oggi gli archivi possono chiedere fino a mille euro al minuto per le immagini di repertorio. La domanda è: chi può permettersi di pagare queste cifre? Il regista indipendente certamente no. Per cui le immagini della storia, la nostra storia, non saranno più accessibili a tutti. La nostra storia verrà raccontata da chi potrà pagare le cifre richieste dagli archivi. Il cinema è patrimonio culturale collettivo e in quanto tale occorre trasmetterlo alle nuove generazioni».

Questa testimonianza è stata raccolta nel 2005 da Rosa Di Lella per la sua tesi di laurea, La resistenza del cinema – L’opera di Armando Ceste, discussa presso Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Torino. Obiettivo dell’Archivio Armando Ceste è rendere accessibile alla collettività l’importante patrimonio culturale che il regista ha lasciato: produzioni cinematografiche, grafiche e pittoriche che documentano avvenimenti che ci riguardano, visioni di “un passato che non è morto, anzi non è neanche passato”, come lo stesso Ceste amava ricordare. L’Archivio si occuperà di conservare, catalogare e promuovere il multiforme lascito artistico di Armando Ceste, provvedendo alla digitalizzazione di tutte le opere e svolgendo le attività necessarie alla loro corretta conservazione; è attualmente in corso il recupero e il restauro dei materiali audiovisivi, con particolare attenzione ai nastri analogici del Collettivo Cinema Militante. L’Archivio è disponibile a collaborare con produzioni audiovisive, in particolare quelle indipendenti, e con studenti e ricercatori del contesto storico e sociale in cui Ceste ha lavorato. L’Archivio è curato da un gruppo costituito da familiari, amici e collaboratori di Armando Ceste: Petra Probst, Moritz Ceste, Claudio Coloberti, Osvaldo Marini, Pier Milanese e Vittorio Sclaverani.