Ci sono film che conquistano dopo pochi istanti. Ci era capitato a Locarno con Low Life e lo stesso è successo all’ultimo Festival di Cannes con Holy Motors. L’atteso ritorno al lungometraggio di Leos Carax è un’opera metacinematografica che spalanca in un colpo solo gli orizzonti del cinema a venire, tendendo un imprevedibile filo rosso tra gli esperimenti cronofotografici di Marey e la motion capture. Vitale e travolgente come nessun altro film in concorso, Holy Motors conduce lo spettatore in quella terra incantata, popolata anche dai fantasmi di Apichatpong, che è oggi il luogo d’elezione per la pratica critica ed esperienziale della Nuova Cinefilia.

Entusiasmo a parte, non stupisce che il film sia rimasto escluso dal palmares della giuria presieduta da Nanni Moretti, segno di un’arretratezza e di un’incomprensione da parte del mondo del cinema italiano nei confronti delle nuove tendenze internazionali. A dimostrarlo, il privilegio accordato a un film spietatamente senile come Amour di Michael Haneke e l’apparente impossibilità di premiare i giovani registi esordienti nelle manifestazioni nazionali (su tutte i David di Donatello). In questo modo, si otterrà solo che, fuori dall’Italia, i festival si ostinino a convocare i soliti nomi, considerino “sperimentali” film paludati e poco innovativi, continuando a ignorare i veri vivai, dal prolifico cinema documentario ai pochi cineasti davvero resistenti (la bella esposizione che Milano ha dedicato ai lavori di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi).

Anche per questo, e in opposizione a una distribuzione italiana sempre più miope, abbiamo deciso di aprire la sezione “screening”, dedicata alle recensioni dei film, includendo anche le principali uscite europee. Convinti che l’attuale accessibilità del prodotto cinematografico (tra viaggi reali e virtuali) consenta ai più ricettivi di spingersi anche oltre le fatiscenti mura delle sale italiane. Parallelamente, abbiamo dedicato uno dei due speciali ad analizzare il fenomeno della pirateria nell’epoca del direct download, in cui qualunque prodotto culturale sembra a distanza di un click.

A un anno dall’uscita del primo numero di Filmidee, il viaggio continua con rinnovato fervore: molti sono i nuovi collaboratori e sempre più ricchi i contributi di chi è con noi fin dall’inizio. Qualcuno ci ha lasciato, però, e il vuoto della loro assenza sarà impossibile da colmare. Amos Vogel, ispiratore e guida, se n’è andato a 91 anni e non possiamo fare a meno di ricordarlo con alcuni dei suoi testi più illuminanti e sovversivi. Ben più giovane era Pier Vigevani, cinefilo appassionato e passionale, amico fraterno e sostenitore del progetto dalla prima ora. Era una presenza solida e stimolante, con piglio da condottiero. Il vento ha portato via il leone troppo presto, e ciò rende la sua scomparsa ancora più dolorosa.

Questo numero di Filmidee è dedicato a loro.

Daniela Persico / Alessandro Stellino