Tra i grandi comici della Silent Era, Harold Lloyd è stato sicuramente quello che ha incontrato maggiori difficoltà nel trovare la propria consacrazione presso la critica specializzata. «Conformismo, aspirazioni convenzionali, ardore, fiducia in se stessi, rispecchiamento della classe media americana: sono questi gli elementi fondanti delle commedie di Lloyd», scrive Stuart Kaminsky[1]. Un'ideologia di fondo diametralmente opposta all'anarco-individualismo di Chaplin come all'attonito pessimismo keatoniano, che per lungo tempo ha nascosto ai più le grandi capacità comiche e registiche di Lloyd, non inferiori a quelle degli altri due comedians. L'inclusione di Safety Last! nel “canone” della Criterion Collection rappresenta pertanto il punto d'arrivo di un percorso di riscoperta, incominciato negli anni Ottanta  e promosso, fra gli altri, dai benemeriti Brownlow e Gill, che dedicarono al comico americano il documentario televisivo Harold Lloyd: The Third Genius (1989, ospitato nei contenuti speciali del dvd).

Il lungo apprendistato di Lloyd ha inizio nel 1913, quando, ventenne, esordisce al cinema in piccolissimi ruoli; ci vorranno altri due anni perché egli possa avviare, sotto l'egida del produttore Hal Roach, una propria serie di comiche da protagonista (curiosamente, i suoi primi personaggi – Willy Work e Lonesome Luke – s'ispirano in tutto e per tutto al Vagabondo chapliniano)[2]. E bisognerà attendere ancora il 1917 per vederlo nei panni del personaggio che lo renderà celebre, quel giovanotto con gli occhiali ingenuo ma non stupido, timido ma non remissivo, duttile e dinamico, in cui ognuno può senza sforzo identificarsi, anche in virtù della sua perfetta anonimia (non è un caso che in molti suoi film, incluso Safety Last!, egli sia indicato semplicemente come “The Boy”). Le vicende di cui è protagonista rappresentano una sorta di versione comica dei racconti morali di Horatio Alger[3]: storie di giovani americani intraprendenti, non di rado originari della provincia, che superata una serie di prove di varia natura, raggiungono la propria affermazione sociale, entrando da trionfatori nel mondo degli adulti.

Penultima e più felice collaborazione fra Lloyd e Roach, diretto dagli abituali Fred Newmayer e Sam Taylor, il lungometraggio Safety Last! (Preferisco l'ascensore, 1923) costituisce un'applicazione esemplare del canovaccio: Harold è un ragazzo di provincia che lascia il paese e l'eterna fidanzata (Mildred Davies, che proprio in quell'anno diventerà la moglie del comico) per tentare la fortuna nella Grande Città. Il giovane trova lavoro come commesso in un Grande Magazzino, ma impatto è duro: ai ritmi rilassati della campagna si sostituisce una realtà fatta di scadenze improrogabili, orari da rispettare, orde di clienti da tenere a bada, lunghe corse in auto, tram o a piedi da un capo all'altro della metropoli. Harold è sufficientemente abile da escogitare di volta in volta lo stratagemma più efficace per togliersi dalle difficoltà: si finge ferito per farsi trasportare in autoambulanza sul luogo di lavoro in perfetto orario; si irrigidisce a mo' di manichino per sfuggire la sorveglianza del severo caporeparto; diventa tutt'uno con il proprio cappotto per nascondersi alla padrona di casa[4]; e quando Mildred si presenta a sorpresa ai Grandi Magazzini per constatare di persona i suoi (millantati) successi lavorativi, Harold riesce a farle credere, pur tra mille difficoltà, di essere un importante dirigente dell'impresa.

Tuttavia, il Sogno Americano insegna che l'astuzia non basta per guadagnarsi il successo: quando il ragazzo occhialuto si trova all'ultimo momento a dover sostituire l'amico “Limpy” Bill (Bill Strother)[5] in una pericolosissima trovata pubblicitaria, improvvisandosi arrampicatore di cornicioni, ecco finalmente l'occasione per mostrare a tutti il proprio valore. Sulle prime, per la verità, si tratta dell'ennesimo trucco: Harold dovrebbe scalare il palazzo solamente fino al primo piano, per poi farsi rimpiazzare da Bill. Ma questi, in seguito ad un equivoco, è tallonato da un minaccioso agente di polizia, e Harold è costretto a  proseguire, un piano alla volta, la salita, con tutti gli ostacoli del caso: uno stormo di piccioni, una rete da tennis piovuta da chissà dove, finestre che si aprono improvvisamente, un topolino infilatosi inopinatamente nei calzoni, fino al gigantesco, ormai proverbiale orologio le cui lancette forniscono l'ultimo, incerto appiglio al malcapitato.

Benché preceduta dai cortometraggi Look Out Below! (1919), High and Dizzy (1920) e soprattutto Never Weaken (1921), la lunga sequenza della scalata è probabilmente la più celebre di tutto il cinema di Lloyd – e non solo. Aiutato dalla cura scenografica e da un uso efficace della macchina da presa, che attraverso le giuste angolazioni crea alla perfezione l'illusione del vuoto[6], il comico americano dà vita a un dispositivo, da lui stesso battezzato Thrill Picture, in cui si mescolano tensione e risate. Un effetto ottenuto seguendo un andamento ritmico opposto alla frenesia tipica della slapstick: in questa chase verticale tutto sembra accadere con meditata (e sadica) lentezza, distillando le gags una ad una, lasciando senza fiato il pubblico, e permettendo a Lloyd di fornire una prestazione attoriale di alto livello, a metà fra l'eleganza del ballerino e i movimenti convulsi della marionetta impazzita.

Su un piano più simbolico, a parte l'ovvia metafora della corsa al successo, è significativo che la definitiva affermazione del ragazzo con gli occhiali avvenga nel confronto con uno degli elementi caratterizzanti dello spazio urbano degli anni Venti, il grattacielo[7]: in questi ultimi due rulli del film, Lloyd sta incarnando l'intera classe media statunitense protesa con tutte le proprie forze verso una modernità per la quale è disposta persino a rischiare la pelle. A ben guardare, quindi, il “conformismo” spesso imputato a Lloyd, la sua maschera anonima che  «si confonde con la folla che lo circonda, […] con le stesse aspirazioni e vanità meschine»[8], rivela insospettati (involontari?) risvolti di sottile, ma non meno acuta, critica sociale: «Il suo è in fin dei conti un rampantismo d'accatto, presto pago dei piccoli risultati raggiunti, commovente per gli orizzonti limitati e le modalità aggressive quanto innocue»[9].

Non è poco, per un ragazzo con gli occhiali.

 

PREFERISCO L'ASCENSORE (Safety Last!), regia di Fred Newmayer e Sam Taylor, USA, 1923, 74' (Criterion)



[1] Stuart M. Kaminsky, Generi cinematografici americani, Parma, Pratiche, 1997, p.193.

[2] Per un rapido profilo della carriera di Lloyd si vedano: Alessandro Faccioli, Harold Lloyd. L'officina della risata,Torino, Kaplan, 2005, pp.13-21; David Robinson, I grandi comici: da Chaplin a Laurel, in Gian Piero Brunetta (a cura di) Storia del cinema mondiale. Volume Secondo. Gli Stati Uniti, Torino, Einaudi, 1999, pp. 449-52.

[3] Sulle influenze letterarie del personaggio lloydiano, cfr. Faccioli, op. cit., pp.83-86.

[4] A proposito della reificazione dell'umano in ambito slapstick, cfr. Petr Král, Le Burlesque ou Morale de la tarte à la crème, Parigi, Stock, 1984, pp. 95-103.

[5] Bill Strother era uno scalatore di palazzi professionista: la sua arrampicata lungo il Brockman Building di Los Angeles fornì a Lloyd e Roach lo spunto iniziale del film.

[6] Si veda, oltre al documentario incluso nel dvd Criterion, Location and Effects, a cura di Craig Barron e John Bengston (un estratto è visibile qui: http://www.youtube.com/watch?v=tnrjyjKH5OU&hd=1), la pregevole ricostruzione dello stesso Bengston How Harold Lloyd filmed Safety Last!, pubblicata nel suo blog Chaplin-Keaton-Lloyd film locations (and more): http://silentlocations.wordpress.com/2012/02/29/how-harold-lloyd-filmed-safety-last/.

[7] Cfr. Steven Jacobs, Slapstick Skyscrapers. An Architecture of Attractions, in Tom Paulus, Rob King (a cura di) Slapstick Comedy, New York-Londra, Routledge, 2010, pp. 152-67 (si vedano in particolare le pp.162-64, dedicate a Safety Last!).

[8] Faccioli, op. cit., p. 84.

[9] Ibidem, p. 88.