Un pullman parte dal sud Italia, attraversa il centro e arriva la mattina successiva al nord nelle sedi dei concorsi pubblici, palazzetti sportivi e centri fieristici di periferia. In tarda serata o in piena notte, a seconda della meta, moltissimi aspiranti infermieri partono alla ricerca di fortuna: un lavoro, un sicuro “posto fisso”, a partire dal quale costruire o ricostruire una vita, tante vite. Questa è l’impresa di Raffaele e dell’agenzia salernitana Bus to go, e questa è la storia al centro del documentario Il posto di Mattia Colombo e Gianluca Matarrese.
Sembra il racconto di un’Italia di tanti anni fa, di un’epoca passata – e da qui forse lo stesso titolo del film di Ermanno Olmi del 1961 – ma al contempo il film è strettamente legato alla contemporaneità e alle sue parabole più recenti, come quella della pandemia, quando si è assistito a una straordinaria assunzione di personale sanitario, spesso con contratti che non prevedevano ferie né malattia, riducendo al minimo le richieste sindacali a fronte di un riconoscimento di “eroismo”.
In un contesto globale in cui il lavoro diventa sempre più agile e versatile, in cui le lotte si sono spostate verso il diritto alla disconnessione e il riconoscimento del valore intangibile del mestiere (incluso quello creativo), c’è ancora chi viaggia in pullman, chi tenta la fortuna cercando di rispondere correttamente a un numero di domande propedeutico a essere incluso tra i privilegiati che vantano un “contratto a tempo indeterminato”. Come se rispondendo a dei quiz si potesse spiegare come si medica una ferita, con quale inclinazione si infila un ago, in che misura si somministrano le terapie: come se si potesse spiegare la cura.
“La lotteria dei concorsi pubblici”, “l’esercito dei concorsi pubblici”: con queste espressioni i cronisti dei telegiornali commentano le immagini delle aule affollate, termini che rimandano alla fatalità di una riuscita, quasi che ottenere un lavoro equivalesse a vincere una scommessa. Non è, tuttavia, la denuncia che interessa ai registi de Il posto, quanto l’illustrazione di quello che accade nel pullman durante il viaggio di notte, tra confidenze, momenti di riposo, ripassi dell’ultima ora, risposte date a mezza voce mentre si tenta insieme un questionario online. Non c’è rabbia, ma rassegnazione alla casualità di un destino spesso irraggiungibile e voglia di condividere le proprie esperienze, come se ancora si fosse su un pullman per una gita scolastica, alla ricerca di un posto, il proprio.