A quasi cinque anni dall’uscita del primo numero di Filmidee, riteniamo sia arrivato il momento di raccogliere alcune testimonianze chiave di un cambiamento profondo nel cinema italiano. Non tanto (o non soltanto) l’emergere di un valido gruppo di registi tra i trenta e i quarant’anni, quanto piuttosto la presenza di realtà produttive che hanno arato un terreno fertile in cui mettere in relazione il talento dei cineasti con il più ampio panorama del cinema europeo.

Se fin dai suoi esordi Filmidee si è appassionata ai film di Alice Rohrwacher, Alessandro Comodin e Roberto Minervini, ora abbiamo ritenuto giusto raccontare le “buone pratiche” che hanno permesso a questi registi di portare avanti con continuità il loro percorso autoriale, affermandosi nell’ambito dei festival più importanti e segnalandosi tra i “cineasti del futuro”. Gli interlocutori scelti (Carlo Cresto-Dina di Tempesta Film, Paolo Benzi di Okta Film, Carlo Hintermann di Citrullo International e Tommaso Bertani di Ring Film) ci raccontano un percorso di trasformazione che segna l’Italia degli ultimi dieci anni, lasciandoci sperare che le loro singole battaglie possano dissodare il terreno per un nuovo cinema ancora più internazionale e coraggioso. Hanno percorsi ed età diverse, ma ciascuno ha vissuto il proprio ruolo in maniera innovativa, con evidenti risultati. Le loro storie, rappresentative di tante altre realtà che si muovono o si sono mosse di recente nel nostro paese (dai film sostenuti da Gianfilippo Pedote a Milano, all’indomito fascino di scommesse come Le quattro volte da parte di Vivo Film e Invisibile Film, fino alla coraggiosa impresa del film “italiano” di Eugène Green, La sapienza, prodotto da Alessandro Borrelli con La Sarraz Pictures), ci aiutano ad acquisire una nuova consapevolezza sulle sfide che il sistema cinema italiano deve ancora affrontare. Un orizzonte che riguarda non solo i produttori, e che non verte solo intorno alla proposta della nuova legge cinema, ma chiama in causa tutte le realtà che ne fanno parte, si tratti di registi, esercenti, distributori, critici o, più semplicemente, spettatori.

Proprio in quest’ottica speriamo di offrirvi ancora una volta un numero che si muove ecletticamente tra proposte diverse: dalla riflessione sull’uso del found footage offerto quotidianamente dalla rete, grazie al regista canadese Dominic Gagnon (a cui il festival Visions du Réel ha appena dedicato una retrospettiva), fino alla riscoperta dell’eredità critica di Jacques Rivette attraverso i suoi testi più celebri, scritti per i Cahiers du Cinéma. Passato e presente, come di consueto, si incrociano sulle nostre pagine elaborando imprevedibili tragitti di ricerca.

Daniela Persico // Alessandro Stellino