Filmmaker, saggista, insegnante di cinema, Thom Andersen sarà in Italia per inaugurare la residenza del progetto Video Essay: a New Way to See (Torino, 27 febbraio – 5 marzo), realizzato da Filmidee con il contributo della Compagnia di San Paolo di Torino nell’ambito del  bando “ORA! Linguaggi contemporanei, produzioni innovative”, in cui per una settimana giovani studiosi saranno affiancati da filmmaker per comporre una storia segreta del cinema italiano in 8 cortometraggi.

Ai film del regista statunitense sarà dedicata la giornata di lunedì 27 febbraio al Cinema Massimo di Torino, sala del Museo Nazionale del Cinema, in collaborazione con l’AMNC, in cui saranno presentati i suoi ultimi film: The Thoughts That Once We Had (2015), omaggio ai celebri testi sul cinema di Gilles Deleuze, Juke – Passages from the Films of Spencer Williams (2015), omaggio al pioniere del cinema afro-americano, e A Train Arrives at the Station (2016), omaggio al treno lungo la storia del cinema. La mattina seguente si approfondirà il discorso in una masterclass (sala Il Movie, ore 10-13), aperta al pubblico. Thom Andersen coniuga da sempre ricerca storica e creazione audiovisiva per definire una pratica del film-saggio tanto esemplare quanto personale, unendo erudizione e sottigliezza, cinefilia e coscienza politica. I lavori maggiori del regista statunitense sono pazienti scavi nella storia del cinema, che assemblano spezzoni di ogni provenienza, dal mainstream ai b-movie al cinema marginale e indipendente, per comporre mosaici di epoche e luoghi. Per questo Andersen è l’ospite ideale per inaugurare la residenza.

L’omaggio a Thom Andersen, a cura di Tommaso Isabella e Gianmarco Torri, sarà ripreso a Roma il 1 marzo al Cinema Trevi, sala cinematografica del CSC – Cineteca Nazionale di Roma, dove il cineasta statunitense dialogherà con Adriano Aprà, che recentemente ha incluso The Thoughts That Once We Had nella sua retrospettiva “Critofilm – Cinema che pensa il cinema” alla 52a Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. Domenica 26 febbraio Thom Andersen transiterà per Milano con una serata dedicata al suo primo film, Eadweard Muybridge Zoopraxographer (1975), allo spazio della Fondazione Forma per la fotografia.

Dopo il diploma all’UCLA, con un film che incrocia documentazione storica e riflessione teorica come Eadweard Muybridge Zoopraxographer (1975), Andersen ha sempre accostato l’attività di filmmaker a quelle di studioso, critico e docente alla CalArts, dove da trent’anni è un pilastro della prestigiosa scuola di cinema. Sono state proprio le sue lezioni a ispirare il progetto di Los Angeles Plays Itself (2003), in cui la città reale emerge dagli scenari della finzione attraverso una lettura politica e urbanistica, così come il suo ultimo lungometraggio, The Thoughts That Once We Had (2015), dove Andersen rimonta liberamente la teoria cinematografica di Gilles Deleuze (L’immagine-movimento e L’immagine-tempo) per comporre una personalissima antologia di momenti della storia del cinema, da Griffith a Godard, dalla slapstick al musical. Confessione amorosa e malinconica di un cinefilo, il film è un atto di memoria che restituisce il cinema al presente, un gesto di appropriazione che affida alla sua materia densa e ambigua la possibilità di restaurare il nostro legame col mondo. In occasione della presenza di Thom Andersen in Italia, il lungometraggio sarà presentato insieme ai suoi ultimi due corti. Juke – Passages from the Films of Spencer Williams, commissionato dal MoMA di New York, è uno studio dedicato al regista, sceneggiatore e attore Spencer Williams, pioniere del cinema afro-americano negli anni quaranta e autore di melodrammi popolati di santi e peccatori. A Train Arrives at the Station è un omaggio divertito al motivo aurorale del cinematografo evocato nel titolo, a partire da una scena di Ozu, da cui si sviluppa una serie rigorosa di rime che viaggiano liberamente sui binari della storia del cinema.

L’omaggio a Thom Andersen è un progetto di Filmidee, realizzato grazie al contributo di Compagnia di San Paolo e Associazione Museo Nazionale del Cinema, e con il sostegno di Museo Nazionale del Cinema, CSC – Cineteca Nazionale, Fondazione Forma per la fotografia, Fondazione Pesaro Nuovo Cinema Onlus/Mostra Internazionale del Nuovo Cinema.

PROGRAMMA

26 febbraio _ Fondazione Forma per la fotografia, Milano

ore 18.30

EADWEARD MUYBRIDGE ZOOPRAXOGRAPHER (1975)

Introduzione in presenza di Thom Andersen

27 febbraio _ Cinema Massimo, Sala 3, Via Verdi 18, Torino

ore 16.00

A TRAIN ARRIVES AT THE STATION (USA, 2016, 15′)

JUKE – PASSAGES FROM THE FILMS OF SPENCER WILLIAMS (USA, 2015, 30′)

A seguire incontro con Thom Andersen

ore 21.00

THE THOUGHTS THAT ONCE WE HAD (USA, 2015, 108′)

Introduzione in presenza di Thom Andersen

28 febbraio _ Sala Il Movie, Sede di Film Commission Torino Piemonte, Via Cagliari 42, Torino

Ore 10.00 – 13.00

Masterclass di Thom Andersen

[ingresso su iscrizione a info@filmidee.it; costo 10 euro (comprensivo della masterclass di Adrian Martin e Cristina Alvarez Lopez, ore 15-18)]

1 marzo _ Cinema Trevi, CSC – Cineteca Nazionale, Vicolo del Puttarello 25, Roma

 Ore 18,00 JUKE – PASSAGES FROM THE FILMS OF SPENCER WILLIAMS (USA, 2015, 30′)

a seguire

A TRAIN ARRIVES AT THE STATION (USA, 2016, 15′)

ore 19.30 EADWEARD MUYBRIDGE ZOOPRAXOGRAPHER (USA, 1975, 59′)

v.o. sott. italiano

Ore 20,30 Incontro con Thom Andersen moderato da Adriano Aprà.

a seguire

THE THOUGHTS THAT ONCE WE HAD (USA, 2015, 108′)

v.o. sott. italiano

SUI FILM

EADWEARD MUYBRIDGE ZOOPRAXOGRAPHER (USA, 1975, 59′)

“Al tempo stesso una biografia di Muybridge, una rianimazione delle sue storiche fotografie in sequenza e una considerazione ispirata delle loro implicazioni filosofiche. Se il film sembra nasca già pienamente formato è dovuto in gran parte alla sua intensa pre-concezione. Scrivendo prima sulle pagine di Film Culture nel 1966, Andersen stabilì la cornice che avrebbe informato il lavoro compiuto prima che si materializzasse. La sua realizzazione cominciò poco dopo come film di tesi alla UCLA, fotografando meticolosamente più di 3000 immagini di Muybridge. Collaborando con un artista importante come Morgan Fisher (che contribuì al montaggio finale), il compositore Mike Cohen, il biografo di Muybridge Robert Bartlett Haas e il narratore Dean Stockwell, Andersen ha preso come materia prima un’idea visiva, espandendola in una meditazione sulla natura della visione. La “zoopraxografia” del titolo si riferisce tanto alla pratica degli studi di movimento di Muybridge – distinta dalla fotografia – quanto al suo apparecchio del 1879 , che permetteva di proiettare le immagini. In questo senso, mette al centro il ruolo di Muybridge nell’invenzione del cinema, e il cinema stesso come un’illusione originata dall’immobilità.” (Ross Lipman)

THE THOUGHTS THAT ONCE WE HAD (USA, 2015, 108′)

È una personale storia del cinema ispirata in parte da Gilles Deleuze e in parte dalla mia scoperta della commedia musicale Hollywoodiana in occasione di una maratona That’s Entertainment su Turner Classic Movies nella notte tra il 31 dicembre e il primo gennaio 2014. Il titolo non vuole insinuare che il cinema sia morto. Al contrario: oggi tutta l’arte aspira alla condizione del cinema. Il titolo suggerisce invece che immagini in movimento e suoni sono pensieri in quanto tali, perché i film non sono tanto percepiti quanto ricordati. The Thoughts That Once We Had dice più di quanto io sappia, anche se ho imparato un certo numero di fatti sul cinema e sulla mia relazione col cinema mentre lo facevo: pochi registi sono in grado di realizzare ciò che Deleuze chiama un’immagine-affezione, un’immagine in cui il volto s’imprime come un puro affetto; la melodia dello sguardo è altrettanto rara; meglio che la camera sia ben piantata, il più possibile (come insegna Joris Ivens); una ripresa dall’Undicesimo anno di Dziga Vertov anticipa Wavelength [di Michael Snow]; leggere ad alta voce è l’azione più cinematografica; il mio interesse per il cinema è più carnale di quanto pensassi; quel che interessa alla camera non è dato, ma è qualcosa che la camera riscopre a ogni inquadratura. Altri pensieri sorgeranno ad altri spettatori. Sembrerò un po’ terribile, ma quel che volevo era anche dare un tocco di volgarità americana al cosiddetto “film-saggio”. Non era in programma che irritasse i liberal, è solo andata così.” (Thom Andersen)

JUKE – PASSAGES FROM THE FILMS OF SPENCER WILLIAMS (USA, 2015, 30′)

“In Juke, provo a recuperare il lavoro di Spencer Williams, dimostrare la sua originalità e bellezza nonché il suo valore documentario. Williams torna sempre sullo stesso tema: la battaglia tra il sacro e il profano, la chiesa e il juke, il gospel e il blues. Egli descrive entrambi le parti con egual convinzione. La chiesa vince sempre, ma concede al diavolo quel che gli spetta. Per questo The Blood of Jesus è un capolavoro: ci vuole un miracolo per portare via Martha Jackson dal fascino della città e dei suoi nightclub. Negli altri film il dramma è più banale, ma quel che ho cominciato a notare in questi film è la valida registrazione documentaria della vita dei neri negli anni quaranta. C’è la scena dei night club, ovviamente, ma anche una preziosa documentazione degli spazi residenziali, dalla capanna di  The Blood of Jesus alle comode case middle class di Juke Joint. Estraggo queste qualità documentarie ripetendo inquadrature di interni vuoti e mostrando azioni liberate dalla trama. Non sto cercando di trarre nuovi significati da questi film: sto cercando di far emergere quelli che stanno lì, oscurati dalla trama: la dignità della vita dei neri e la creazione di una cultura dinamica nella società segregazionista del Texas anni quaranta. Il film lo vedo affine alle fotografie delle case dei mezzadri fatte da Walker Evans negli anni trenta e ai saggi di George Orwell sugli interni della classe lavoratrice inglese.” (Thom Andersen)

A TRAIN ARRIVES AT THE STATION (USA, 2016, 15′)

A Train Arrives at the Station è stato un regalo che mi sono fatto. Non faccio proclami, né porgo le mie scuse a riguardo. Proviene dal lavoro su The Thoughts That Once We Had, un’inquadratura che avevamo dovuto tagliare malgrado mi dispiacesse molto: era l’inquadratura di un treno che entra in stazione da Figlio unico di Ozu. Ho deciso di farci un film, un’antologia di arrivi di treni. Comprende 26 scene o inquadrature di film, dal 1904 al 2015. Ha una semplice struttura seriale: ogni sequenza in bianco e nero nella prima parte rima con una colori nella seconda. La prima e l’ultima inquadratura mostrano con angolo basso un treno che entra in una stazione giapponese. Nella scena da Ozu il treno va verso destra, nell’ultima verso sinistra. Al posto della locomotiva a vapore c’è un treno ad alta velocità. Le inquadrature richiamano ovviamente il primo film di treni, L’Arrivée d’un train en gare de La Ciotat dei fratelli Lumière. E così, dopo tanti anni, benché in origine non ne avessi intenzione, ho fatto un altro film strutturale.” (Thom Andersen)