Chiara Campara esordisce nella finzione con un film, selezionato alla Biennale College del 2019, che ha un’identità fortemente legata alla sua esperienza di documentarista. Oltre a scegliere un soggetto vicino all’immaginario del cinema del reale, quello della provincia al limite della città che diventa oggetto di vagheggiamenti e progetti futuri mai conclusi, Lessons of Love aderisce fin dallo stile di regia alle pratiche del documentario.

Nella provincia desolata di un paesino di montagna nel nord Italia, Yuri ha trent’anni e non ha mai conosciuto l’amore. Impegnato ogni giorno nel duro lavoro di allevatore insieme a suo padre e alla sua famiglia, conduce un’esistenza desaturata e monocorde, interrotta solamente dalle incursioni notturne in un night club. È qui che conosce Agata, la ragazza che accenderà di nuovo in lui il desiderio di cambiare e di prestare più attenzione alle lezioni cui rimanda il titolo.

Gli attori sono diretti con grande naturalezza dalla regista, che riesce a proporre interpretazioni sommesse e realistiche in dialogo con il percorso di immersione nella vita del suo protagonista. La semplicità delle immagini esalta ora la bellezza ora lo squallore di questa terra eternamente sospesa, mostrando la sintesi del rapporto tra abitante e abitato. Yuri si muove all’interno di un paesaggio che gli sta addosso come un vecchio grembiule consunto, e tra le sue montagne o nell’affettuosa quiete delle sue vacche si rispecchia il suo mondo interiore, mai verbalizzato e altrimenti inaccessibile.

A poco a poco, conosciamo Yuri attraverso i gesti infantili e rozzi contro il fidanzato della sorella, nel silenzio testardo con cui risponde a suo padre, e anche nella tensione che lo spinge progressivamente ad avvicinarsi all’oggetto del suo, mai espresso, desiderio. Mantenendo un andamento austero, che non cede alla vicinanza e conserva un certo distacco, come esercitando la stessa esitazione del protagonista, la regista ne coglie il disagio e i turbamenti. Il turbinio dei sentimenti non ha manifestazioni eclatanti, ma si nutre di sguardi trattenuti, di vicinanze nuove, di giochi infantili che portano Yuri e Agata a cercarsi in un luogo che non conosce speranza.

Senza facili soluzioni o una vera redenzione, in Lessons of Love Chiara Campara mette in scena con compostezza una storia di formazione dai confini sfumati, permanentemente in medias res, in cui è difficile orientarsi alla ricerca di una svolta, se non nel piano delle sensazioni. Il futuro immaginario di Yuri appare e scompare di fronte ai nostri occhi, lasciando allo spettatore una sensazione di malinconica vaghezza, che si perde tra le prime nebbie di un mattino, lassù, in alta montagna.