Dal 2020 Leone Balduzzi, in arte LEONE – regista e fotografo abruzzese, nonché fondatore della casa di produzione e rivista C41 – ha concentrato la sua ricerca visuale nel Centro-Sud Italia sulla pratica del tuning, ovvero la modifica dell’assetto meccanico ed estetico dei veicoli a motore, ad opera di una comitiva di ragazzi, il cui mezzo di trasporto prediletto è l’Ape Piaggio, anche detta “Laparella”. Uno dei simboli del design italiano nel mondo viene dunque sottoposto – sulla base dei gusti e delle esigenze dei suoi proprietari – a migliorie di vario tipo: dalla semplice riverniciatura della carrozzeria al potenziamento del motore, dai ritocchi estetici atti a personalizzare gli interni della vettura agli interventi sull’impianto frenante e sulle ruote. L’Ape diventa così la marca distintiva di un’intera comunità di ragazzi di provincia, finalmente liberi di spostarsi da un paese all’altro per incontrarsi, coltivare nuove amicizie e innamorarsi.

Nel 2021 il documentario fotografico di LEONE si trasforma in un progetto visuale assai composito, dando vita a un’insolita combinazione di videoclip e fashion film, accompagnata dalle musiche di Ze in the Clouds e ambientata a Vasto, in provincia di Chieti. Al centro, ancora una volta, le scorribande estive di un gruppo di adolescenti, le cui giornate si dividono tra gare di velocità a bordo dell’Apecar e serate al luna park, intervallate dalle pose plastiche di alcune modelle. Parallelamente, una serie di didascalie accosta visivamente le corse dei ragazzi sulle tre ruote agli spostamenti in sciami, all’organizzazione in alveari e al fastidioso ronzio delle api. Di qui l’emblematico titolo dell’inchiesta: “Sting Like a Bee”, letteralmente “punge come un’ape”.

Infine, nel 2023 LEONE restringe il campo d’indagine alla sua città d’origine, ossia il comune abruzzese di San Salvo, a cui dedica il lungometraggio documentario d’esordio. In questo caso, tuttavia, a guidare gli adolescenti del posto durante i loro viaggi in Laparella interviene una voce fuori campo che funge da narratore e intervistatore, e che presto si rivela essere quella dello stesso regista, impegnato anche in un breve cameo.

La presenza fisica dell’artista nelle sue stesse creazioni non è certo una novità all’interno dei progetti fotografici di LEONE: il recente libro di fotografie “What would beyonce do?” contiene infatti una serie di suoi autoritratti in compagnia degli abitanti di San Salvo, in cui a volte sembra rivolgersi direttamente al pubblico con uno sguardo freddo e impassibile, a volte colto durante l’orario lavorativo in un emporio o in un ufficio, altre dando persino le spalle alla camera. In questi scatti di natura autobiografica il corpo di LEONE cerca instancabilmente di catturare l’attenzione dell’osservatore, calandosi sempre nei panni di qualcun altro e adattando il proprio portamento all’ambientazione della singola fotografia, sia essa una spiaggia deserta, un campo da basket, una cucina spartana o la pista da ballo. Un modo, insomma, per ridefinire l’aspetto della città di San Salvo – nota per l’industria del vetro, per la cooperativa ortofrutticola del Trigno, e per il turismo estivo – attraverso la rappresentazione delle persone del luogo.

Nel lungometraggio questo sforzo di ridefinizione estetica viene svolto invece tramite i casting: decine di adolescenti di San Salvo vengono infatti coinvolti in provini in cui, oltre a presentarsi e a motivare la loro passione per l’Ape Piaggio, sono chiamati a indicare il personaggio che sarebbero disposti a interpretare in un prossimo film. C’è chi vorrebbe impersonare un dongiovanni, chi un ladro di Ape, chi Joker, chi una poliziotta. Tutti, insomma, vorrebbero assumere il ruolo di caratterista, e la voce fuori campo di LEONE si mostra ben disposta a realizzare le fantasie di ciascun candidato, improvvisando con i ragazzi alcune spassose scenette: una rapina, un primo tentativo di approccio con una coetanea, una dura giornata di lavoro in campagna a bordo di un trattore.

L’unico aspirante attore che propone di calarsi nei panni di una persona ordinaria è Manuel, che alla fine viene scelto come protagonista. In realtà, il narratore onnisciente – sempre interpretato da LEONE – dichiara sin da subito di averlo selezionato, stabilendo così un’intesa tutta particolare con gli spettatori, fatta di anticipazioni, confessioni, piccoli aneddoti, che stabiliscono immediatamente il tono comico e canzonatorio della narrazione fuori campo. Ne deriva un lungometraggio sempre in fieri, costantemente alimentato dalla creatività dei ragazzi, in cui i confini tra la realtà di San Salvo e la costruzione di luoghi archetipici – il bosco in cui un gruppo di adolescenti ritrova un cadavere e i campi in cui lavora il personaggio di Manuel sotto la supervisione del padre – sfumano. E così gli adolescenti di San Salvo, che durante le riprese mantengono il loro vero nome, diventano indistinguibili dai loro alter ego e dai loro personaggi-tipo, generando situazioni demenziali ed episodi da commedia dell’equivoco, in un film che è anche il sensibile (auto)ritratto generazionale di una comunità di provincia.