Na Young e Hae Sung, a dodici anni, sono compagni di classe e amici del cuore. Nel loro rapporto ci sono i semi di un amore che però non può fiorire: la famiglia di Na Young, il cui nome americano sarà Nora, decide infatti di emigrare dalla Corea del Sud al Canada. Le vite di Nora e Hae Sung a questo punto si separano. Nora corona il suo sogno di scrivere e va a vivere a New York. Hae Sung resta in Corea, dove svolge il servizio militare e studia per diventare ingegnere. Tra i due resta la tensione di un amore mai esperito, che li porta a cercarsi a distanza d’anni e, anche se solo tangenzialmente, a sfiorarsi. Perché alla base di tutto c’è l’In Yun, il destino, ovvero la convinzione che le interazioni tra due persone in questa vita siano dovute a interazioni nelle loro vite passate.

Past Lives, esordio alla regia di Celine Song, mette in scena un sentimento ambiguo: da un lato, un amore in potenza che mai si è attualizzato, dall’altro la pulsione verso le proprie radici, una vita passata che ormai non c’è più. Hae Sung, visto dagli occhi di Nora, è l’incarnazione di questa ambiguità e l’inevitabile vittima di uno sguardo astraente. Custode dell’idea di Corea che Nora ha portato con sé negli Stati Uniti, fa breccia nella vita di lei nel più destinale dei modi: tramite un messaggio su Facebook. E la cerca come si cerca il senso della vita: errando, tornando alle origini, raggiungendo una città sconosciuta in cui comunicare è impossibile perché non si conosce la lingua.

Nora, d’altra parte, ha una vita disegnata secondo i suoi desideri. Ha ottenuto ciò che voleva fin da bambina. È una drammaturga di successo, vive nell’East Village, ha conosciuto il marito nel corso di una residenza d’artista. È Hae Sung a piombare nel suo presente altrimenti senza turbamenti ed è ancora lui a reclamare un posto nella sua vita. Nora lo accoglie come un evento, un Ereignis, un bagliore di consapevolezza sullo stato di cose non solo del proprio mondo, ma del mondo in generale. E infatti lo scossone che lui dà al suo presente assomiglia più a un movimento metafisico che a un sincero sconvolgimento emotivo. 

Non dimentichiamo che Nora, così come il suo doppio Celine Song, è un’artista: in uno dei dialoghi più ispirati del film, Arthur, il marito americano di Nora, nota che la storia tra lei e Hae Sung è troppo bella per essere eguagliata: due fidanzatini delle medie che si ritrovano dopo anni e in paesi diversi, contro una coppia di scrittori qualunque? Cosa sarebbe successo, se alla residenza d’artista Nora avesse incontrato un altro uomo e non Arthur? Gli enti che popolano il mondo di Nora sono sostituibili, intercambiabili, frutto di una catena di scelte che poteva essere quella intrapresa, ma anche l’esatto contrario. E a Nora, l’artista, spetta il ruolo pastorale di accogliere, e mai forzare, questo stato di cose. Il suo protagonismo nel film corrisponde al suo farsi soggetto assoluto di un mondo che ammette il libero arbitrio solo nel multiverso delle vite possibili, e non in quella attuale.

Ma sarà mica questa impostazione l’origine di un solipsismo, più che di una storia d’amore? Past Lives nasconde dietro una patina attraente, dietro a giochi di sguardi e avvicinarsi di mani, dietro al rimando alle passeggiate di Before Sunrise di Linklater, o al pianto liberatorio di Brief Encounter di Lean, un sostanziale amor di sé. Nora, unico personaggio valorizzato nelle sue ambizioni e idiosincrasie, ingloba e rielabora l’esperienza altrui in un gioco di specchi e rispecchiamenti continuo, che riporta sempre e solo all’inerzia del soggetto, al punto focale di un idealismo che in quanto tale non può che piegare l’altro da sé a funzione. Hae Sung è il passato, Arthur è il presente. La Corea è l’eden perduto, New York il paradiso ritrovato. Ognuno ha il suo posto predefinito in quella che è la vita di Nora, drammaturga e demiurga di uno spettacolo venduto come storia d’amore, ma che rivela i suoi tratti narcisistici.

Sembra confermarlo anche la scena iniziale: l’impostazione teatrale fa immedesimare lo spettatore nella parte di chi, vedendo Nora e i due uomini che fanno parte della sua vita parlare al bancone di un bar, si chiede quali rapporti intercorrano tra queste persone. E la risposta sta forse nello sguardo in camera di Nora che, rompendo la quarta parete, impone se stessa come il vero punto focale di questa storia. 

È la sua biografia, nonché quella della regista, quella che emerge dai fotogrammi di Past Lives: la storia di una donna che, nata in Corea e legata in modo inevitabile e ancestrale a quel luogo, ha realizzato le sue ambizioni d’artista. Con fatica, smarrimento, nostalgia e senza poter guardare veramente indietro, se non nel compromesso dei mondi possibili. Il suo oggi è l’unico oggi che esiste davvero. Il resto è un’alternativa da vita parallela. Un amore idealizzato che riduce l’amato a mezzo di esplorazione di sé. A una storia che fa vincere il Pulitzer, il Tony… e forse anche l’Oscar.