LOCARNO 75:
CINEMA É CACHOEIRA

Davide Palella

Un’ampia conversazione con la regista brasiliana Ana Vaz sul suo primo lungometraggio, É noite na America, presentato nel Concorso Cineasti del presente del 75° Locarno Film Festival.

TRYING TO FIND NEW WAYS OF SEEING

Davide Palella

Una conversazione con Brandon Wilson, una delle voci più interessanti del panorama sperimentale contemporaneo, autore di opere dirompenti nell’utilizzo tecnico del mezzo e liriche nel sondare paesaggi e ambienti tanto organici quanto incorporei.

THE NORTHMAN

Davide Palella

Il terzo lungometraggio di Robert Eggers è uno strambo e post-moderno colossal in bilico costante tra l'aulico e il triviale, tra apparato produttivo e impulso artistico, secondo una costante negoziazione per la quale pare non esserci più spazio per il fuori campo.

DRIVE MY CAR

Davide Palella

Ryusuke Hamaguchi non pone alcuna discriminazione qualitativa tra opera d'arte e realtà, facendosi interprete così dell'antico pensiero giapponese che porta all'immanenza in ogni sua espressione, in contrapposizione a un presente in cui non sembra più esserci spazio per l’imprevisto e dove tutto diventa frutto di una prefigurazione professionale.

RE GRANCHIO

Davide Palella

Attraverso un'operazione quasi fantasmagorica che ricuce il presente con il passato, Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis elevano le potenzialità di un racconto orale fino a raggiungere le vette di una mitologia senza tempo.

ATLANTIDE

Davide Palella

Yuri Ancarani ricerca ancora una volta la mitizzazione di una sottocultura, mettendola in scena attraverso un consumo ostentativo che passa anzitutto attraverso l’immagine, mai così in bilico tra puro estetismo e mera esigenza narrativa.

DAYS

Davide Palella

Tsai Ming-liang debutta idealmente una seconda volta, portando con sé un carico di rinnovate priorità e preoccupazioni e riformulando quelli che erano elementi chiave dei suoi racconti.

UN MONDE FLOTTANT

Davide Palella

Tassello più recente di una “trilogia giapponese” composta dai precedenti Si loin, si proche e Arrière-saison, il film di Jean-Claude Rousseau dispiega una riflessione che tocca Ozu e la natura dei formati, configurandosi come opera pacata e meditativa ma capace di strappi inattesi, che chiamano in causa l’occhio dello spettatore.