È Roberto Minervini il protagonista del secondo appuntamento della rubrica dedicata ai “Magnifici 10”: dieci registi dei nostri tempi indicano altrettanti film che ne hanno segnato la formazione professionale e l’apprendistato cinefilo.

L’uscita in sala del sul ultimo film, Che fare quando il mondo è in fiamme? (9 maggio), fornisce l’occasione ideale per indagare da un punto di vista inedito il percorso dell’autore marchigiano che con la lista delle sue scelte si rivela cinefilo raffinato e rigoroso anche nella passione oltre che nella pratica. Masao Adachi, Jack Smith e Ozualdo Candeias sono solo alcuni dei cineasti di riferimento ad emergere dalla selezione, in un arco temporale che parte da Vertov e arriva fino a Cuarón – due registi agli antipodi anche nel gusto dell’intervistato.

E se i dieci film scelti confermano la visione libera e aperta di un autore che nell’ultimo decennio ha rivoluzionato la forma documentaria, abbattendo con umiltà e coraggio gli steccati che ne imprigionavano la forma, obbligando a riformulare il concetto di “cinema del reale”, forse in pochi avrebbero immaginato di trovare Debord e Terayama in cime alla sue preferenze. Opzioni che gettano una nuova luce sulla coerenza profonda di un approccio al cinema militante e viscerale che passa, necessariamente, dalla messa in discussione e dalla sovversione dell’ordine precostituito.


1. Il primo film che ricordi di aver visto

Fantasia (1940) di Walt Disney. Lo vidi al cinema a Fermo con la mia famiglia. Avrò avuto 4 o 5 anni. Ricordo la musica di Mussorgsky, così come l’incanto e la paura provati in sala.

2. Il film che ti ha fatto venire voglia di fare cinema

Wanda (1970) di Barbara Loden. Lo vidi in un momento di totale rigetto del cinema francese. Non ne potevo più del “character study” borghese d’oltremanica (sentimento che provo ancora oggi). L’approccio scarno e senza pretese di Barbara Loden mi colpì profondamente. Wanda è un film autoriale credibile, tanto quanto la sua autrice.

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3. Il film che ti ha fatto scoprire il documentario

Entuziazm (1931) di Dziga Vertov. Film simbolo della lotta ideologica di Vertov contro il cinema narrativo nazionalpopolare russo. Deriso in patria e ignorato dalla critica per decenni, Entuziazm è l’esempio più elevato dell’uso dei tropi formali del manifesto di Vertov: ripetizione e movimento.

4. Il film che ti ha rivelato un nuovo modo di concepire il documentario

A Margem (1967) di Ozualdo Candeias. Un non-documentario magistrale. L’opera di Candeias mi spinse a guardarmi intorno e a raccontare storie che mi appartengono – o alle quali appartengo. E mi ha insegnato a raccontarle in modo franco e scaltro. Il miglior film autogenetico di sempre.

5. Il film che ti ha indicato la strada per un cinema militante

Funshutsu kigan – 15-sai no baishunfu (Gushing Prayer: A 15 year-old Prostitute) (1971) di Masao Adachi. Coraggioso film-riflessione sulla sessualità e la coscienza politica dei giovani giapponesi dell’epoca, alla ricerca di un’alternativa al mondo corrotto. Adachi è una figura rivoluzionaria, dentro e fuori il cinema, che ammiro moltissimo.

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6. Il film più sovversivo

Non posso fare a meno di citarne due: Flaming Creatures (1963) di Jack Smith e Tomato Kecchappu Kôtei (Emperor Tomato Ketchup) (1971) di Shûji Terayama.  Film satirici, ironici e antinarrativi, accomunati da un impeto sovversivo dirompente che trova la sua massima espressione nella sessualità. Smith e Terayama sono finiti in carcere per i loro film (così come Jonas Mekas, che si ostinò a proiettare Flaming Creatures nonostante il divieto della censura americana).

7. Un film che andrebbe riscoperto

A Mulher de Todos (1969) di Rogério Sganzerla. In piena dittatura militare, Sganzerla decide di fare un film critica della società maschilista brasiliana, imperniato su un’antieroina, una donna libera che su autodefinisce “il demonio antioccidentale”. La critica è diretta anche al Cinema Novo, paternalistico ed elitario, secondo Sganzerla. Un grande film-contro.

8. Il film di cui ti piacerebbe girare un remake

I racconti di Canterbury (1972) di Pier Paolo Pasolini. Film di volti e di linguaggi primordiali, che trasforma i racconti di Chaucer in una celebrazione della carnalità dell’esistenza umana. Il tutto, con un grande senso dell’umorismo e della poesia. Se mi offrissero di fare il remake tornerei in Italia.

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9. Il film che faresti vedere in una scuola di cinema 

La Société du Spectacle (1974) di Guy Debord. Un documento-critica devastante sui mali della società contemporanea – una società spettacolo dove le immagini sono merce di scambio, feticci che non rappresentano più il “vissuto”, bensì il “venduto”. L’utilizzo del materiale di archivio da parte di Debord è esemplare. Un lavoro monumentale che precede di quasi vent’anni Histoire(s) du Cinema di Godard, altro capolavoro del“cinema-database”.

10. L’ultimo film che hai visto

Roma (2018) di Alfonso Cuarón. Un film bugiardo di un autore crumiro. Non aggiungo altro.


I MAGNIFICI 10 – GLI ALTRI REGISTI

I MAGNIFICI 10: MIGUEL GOMES