Al via la 72ª edizione del Locarno Film Festival, che dal 7 al 17 agosto porterà in Piazza Grande e nelle sale della città svizzera un nuovo, esaltante programma, riunendo in un unico sguardo cinefili, professionisti e pubblico trasversale, nella cornice internazionale di un evento costruito senza riserve all’insegna di un’identità organica e al contempo rinnovata.

Non era semplice per la nuova direttrice artistica del festival Lili Hinstin raccogliere l’eredità preziosa di Carlo Chatrian e insieme rilanciarla attraverso una sistema eclettico di intuizioni, scelte e valori che anche quest’anno conferiscono a Locarno l’allure di una manifestazione perfettamente riconoscibile. Fuori norma per i rischi che sa di dover prendere e per le sorprese che regolarmente può riservare. Unica per la capacità di scommettere su moltissimi nuovi autori, che da qui possono dare il via al proprio percorso internazionale o vedere confermata l’attenzione riservata ai loro esordi.

La linea editoriale di questa nuova edizione porta i tratti di un vero e proprio manifesto, che parla una lingua chiara tanto nella struttura complessiva quanto attraverso le singole opere selezionate, assumendo l’impegno a farsi letteralmente progetto, e del progetto problematizzando tutti i possibili criteri normativi, contro le etichette, i confini, lo stereotipo. Basterebbe la galleria dei riconoscimenti speciali a confermare la varietà di approcci e prospettive che il festival rivendica: Pardo d’Onore a John Waters, Excellence Award a SONG Kang-ho, attore per BONG Joon-ho nel film Palma d’oro Parasite, Pardo alla carriera al cineasta e pittore svizzero Fredi M. Murer, Premio Utopia – di nuova introduzione – a enrico ghezzi, potremmo appunto dire per il suo progetto di televisione come strumento democratico e politico. E ancora i riconoscimenti ad alcune figure femminili emblematiche nel panorama internazionale come Hilary Swank e Claire Atherton, montatrice per più di trent’anni del cinema di Chantal Akerman. Senza tacere il Premio Raimondo Rezzonico per il Miglior Produttore indipendente assegnato alla società tedesca Komplizen Film, composta da Maren Ade, Jonas Dornbach e Janine Jackowski, capace nel tempo di sostenere le creazioni di cineasti che filmidee sostiene e segue da anni, primo fra tutti Miguel Gomes.

Passando ai film, accanto alle proiezioni di Piazza Grande inaugurate da Magari di Ginevra Elkann, e dove le visioni di seconda serata costituiranno la nuova sezione Crazy Midnight, all’insegna della sfida al pensiero comune e della radicalità delle forme, la retrospettiva Black Light curata da Greg de Cuir Jr. impegnerà il festival in una riflessione politica sulla rappresentazione delle minoranze nere attraverso un panorama storico che unisce identità ed esperienze eterogenee, da Pam Grier a Ousmane Sembène, da Jean Rouch a Melvin Van Peebles, passando per la presentazione della copia restaurata di Rue Cases-Nègres, film d’esordio di Euzhan Palcy nel 1983.

Il centro di Locarno sarà ancora una volta il Concorso Internazionale, da cui attendiamo opere di primissimo piano tanto a firma di nuovi registi (Nedège Trebal, Basil da Cunha, Maya Da-Rin, Mina Mileva e Vesela Kazakova, Joe Talbot, per l’Italia Maura Delpero), autori centrali della contemporaneità (Koji FUKADA, Ulrich Köhler e Henner Winckler, Rabah Ameur-Zaïmeche), e cineasti in ascesa (João Nicolau, Damien Manivel, Eloy Enciso, Rúnar Rúnarsson, Yosep Angii Noen, PARK Jung-bum): una selezione idealmente compresa tra il documentario During Revolution, attesa opera prima di Maya al-Khouri sulla situazione estrema del conflitto siriano, e il ritorno di Pedro Costa con Vitalina Varela, ritratto politico di una capoverdiana che arriva in Portogallo dopo venticinque anni di attesa.

Nella sezione Cineasti del Presente, che sempre dà voce a nuovi autori e a opere estreme per approccio o prospettiva, si distinguono fin d’ora il secondo film dell’attrice Jeanne Balibar, Merveilles à Montfermeil, il rovesciamento antropologico operato da Space Dogs di Elsa Kremser e Levin Peter, sulla storia di Laika, primo cane mandato dall’uomo sulla Luna, e ancora Ham on Rye di Tyler Taormina, ritratto generazionale di un gruppo di teenagers americani, lo svizzero Love me Tender di Klaudia Reynicke, due film africani come 143 rue du désert di Hassen Ferhani e Baamun Nafi di Mamadou Dia, per arrivare all’italiano L’apprendistato, attesa opera seconda di Davide Maldi che si concentrerà sull’adolescenza come momento di passaggio, scoperta e scelta, attraverso le vicende che accompagnano un quattordicenne negli anni di scuola in un rigido collegio alberghiero.

Cambia nome, ma non identità e spirito, l’ex sezione Signs of Life, oggi emblematicamente Moving Ahead, che darà spazio ai film di assidui sperimentatori (Jean-Claude Rousseau, Ben Russel, Éric Baudelaire, Ben Rivers e Anocha Suwichakornpong) e giovani artisti da tutto il mondo. Ulteriori confini superati, quelli dell’introduzione della Virtual Reality che segna un nuovo territorio per la creazione contemporanea, e l’accesso alle competizioni di film di durata compresa tra i 40 e i 59 minuti, spesso trascurata nei grandi festival.

Filmidee seguirà la nuova edizione di Locarno offrendo una ricca proposta quotidiana di articoli e recensioni ai film, aderendo allo spirito del festival, ai suoi interrogativi e alle sue scommesse, cercando di raccogliere tutto quello che la direzione artistica di Lili Hinstin e il suo gruppo di lavoro hanno seminato per il futuro. Non solo della manifestazione, ma del cinema tutto.