Presentato in anteprima al Festival dei Popoli, il documentario di Ilaria Ciavattini ed Elsi Perino Un uomo deve essere forte è un viaggio garbato e commovente nella vita di un ragazzo transessuale. Jack nasce come Jessica, ma da sempre sa di voler essere un uomo. In un paesino tra le montagne del nord Italia si sviluppa il suo desiderio di normalità, nella ricerca necessaria della libertà di essere se stesso.

Alle primissime immagini provenienti dall’archivio familiare, in cui vediamo rapidi frammenti della sua infanzia, segue nelle inquadrature iniziali l’emozione nel leggere le analisi del sangue e il livello di testosterone ad attestare ciò che lui già sapeva: Jack è un uomo. Nella desolata e uggiosa Val Trompia, in provincia di Brescia, la vita di Jack somiglia a quella di un qualunque coetaneo quasi trentenne, tra lavoro precario, barbecue con gli amici e serate in famiglia. Quella stessa provincia ha strappato via Anna, primo amore di Jack e grande amica con cui condivideva il sogno di iniziare la transizione, inghiottita forse dalla paura e dalla solitudine che la diversità può comportare in un paese piccolo e stretto tra le montagne, senza possibilità di vedere oltre l’orizzonte.

Alle prese con il loro esordio alla regia, le due autrici Ilaria Ciavattini e Elsi Perino scelgono un soggetto complesso e per nulla rappresentato in Italia, mostrando con grande trasparenza la quotidianità di un ragazzo transessuale. Un uomo deve essere forte è infatti il primo documentario italiano a seguire da vicino il percorso FtM (“female to male”), del tutto rimosso dall’immaginario collettivo (italiano in particolare) in cui la parola “trans” evoca principalmente la figura di un uomo che vuole diventare donna (MtF), ed è erroneamente associata al mondo della prostituzione e a casi di cronaca poco felici.

Avendo scoperto l’esistenza di una community virtuale di giovani trans che su youtube condividono gioie e dolori del processo di riassegnazione di genere, documentando passo dopo passo le trasformazioni che il proprio corpo attraversa e i progressi raggiunti nel tentativo di far fronte così alla carenza di informazioni nei canali tradizionali, Ilaria Ciavattini e Elsi Perino hanno scelto di seguire la transizione di Jack, iniziando le riprese nel 2015.

Tra avvocati, endocrinologi, psicologi e chirurghi, il cambiamento di sesso è un processo faticoso e lungo, nonché costoso. Jack lo attraversa con naturalezza, e con la sicurezza di chi si è interrogato abbastanza, arrivando a un punto di rottura oltre il quale ci si può solo avvicinare a una serenità agognata. In ogni fase del suo percorso, che sia medica o giuridica, c’è un familiare o un amico ad accompagnarlo, e in un attimo tutte le difficoltà di accettazione che ci si potrebbero aspettare in un contesto simile sfumano nelle chiacchiere rassicuranti all’interno di un ambiente comprensivo e accogliente, che non mette mai in dubbio le motivazioni e le scelte di Jack.

Diventare un uomo significa anche interrogarsi sulla mascolinità e sul suo valore, come fanno le autrici intitolando il film provocatoriamente Un uomo deve essere forte (che rievoca il Boys don’t cry del cult anni ’90). La Val Trompia è una provincia aspra di fabbriche, miniere e laghi per la pesca sportiva, che offre attività tipicamente maschili nel senso più tradizionale (e stereotipato) del termine. Jack ha due figure di riferimento, il fratello maggiore e l’ex-compagno di sua madre, con i quali va a pesca, spara al poligono, fa gare di flessioni, allo stesso tempo portando avanti con loro un rapporto confidenziale fatto di intimità e delicatezza. Se le giostre alienanti in Normal di Adele Tulli offrivano una riflessione sugli stereotipi di genere, indagando quello spazio grigio di ambiguità che definisce il concetto di “normalità”, nel documentario di Ilaria Ciavattini e Elsi Perino la scena che vede Jack e il fratello sulla ruota panoramica rappresenta un momento di condivisione tra i due, e di riconciliazione per Jack con se stesso e con i propri desideri.

Pochi passi separano Jack dalla sua serenità, e il film prende respiro ogni volta che riporta alle parole sicure del protagonista prima di cominciare la transizione, immortalata in punta di piedi ma senza tabù dalle registe che non risparmiano di mostrare le fasce strette attorno al seno di Jack, la paura dopo la mastectomia nell’alzare le braccia, l’imbarazzo nel dover dissimulare un’apparenza che non corrisponde al proprio sentire, ma anche la tranquillità con cui Jack affronta l’argomento della sessualità con una vecchia amica.

Costruendo un racconto intimo che intende abbattere la nebbia dell’omertà, spesso sinonimo di isolamento e marginalizzazione, lo sguardo sensibile e fraterno di Ciavattini e Perino accompagna Jack fino all’inizio della sua nuova vita, verso la quale si incammina con il coraggio di aver imparato ad amarsi e la commozione per chi invece ha rinunciato lungo la strada. D’altronde, si può fare tutto, insegna Jack, basta avere un po’ di pazienza.