Superata una certa età, trascorsi gli anni dell’infanzia e della lunga adolescenza, ci si ritrova spesso a guardarsi indietro e a realizzare che la matassa dei ricordi che ci portiamo dietro comincia a pesare, in modo quasi fisico. I ricordi felici ci cadono addosso ancor più di quelli tristi: ci stanca ritornare indietro e realizzare che la nostra esistenza si sta pian piano ingrossando, che molti dei momenti che abbiamo vissuto, con persone che magari oggi non ci sono più, erano tutti momenti complessi, stratificati, con una loro importante specificità. Arriva un attimo, nella vita di tutti, in cui preferiremmo quasi rifugiarci in un immobile oblio.

Per questo motivo la regista Karima Saïdi in Dans la maison, presentato nel Concorso Internazionale del 61° Festival dei Popoli, immortala la madre quasi sempre attraverso i fermo immagine o vecchie fotografie, perché la malattia della memoria da cui è affetta la relega da subito all’interno di un ricordo, già confinato nell’immobilismo del passato e già pesante nel suo agognare la dimenticanza, nel suo non reggere più il peso della memoria.

Mentre Karima ripercorre faticosamente le tappe di una vita insieme, il passato riemerge quasi come se passasse prima attraverso una camera oscura, in cui ogni ricordo viene analizzato e rivalutato in modo a volte quasi spietato. Tornano a galla i trascorsi difficili di una famiglia marocchina immigrata in Belgio, con un padre spesso assente e distaccato, epigono di una cultura patriarcale nascosta nei finti sorrisi di vecchie fotografie sbiadite, e rimane quell’amore tra madre e figlia che resiste strenuamente ai dolori e agli abbandoni di tutta un’esistenza.

È un film molto triste Dans la maison, in cui ogni persona che ha dovuto stare accanto a un proprio caro afflitto da una malattia della memoria non può far altro che riconoscersi, grazie a una distanza, quella tra la videocamera e il soggetto filmato, completamente annullata, forse perché dimenticata, o forse perché pur di stare accanto alla propria figlia una madre farebbe di tutto, anche farsi filmare durante i suoi ultimi giorni, per immortalare la vita in un malinconico fermo immagine. [Mario Blaconà]

Per vedere il film: https://www.mymovies.it/ondemand/popoli/movie/dans-la-maison/


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Tradizione, trasmissione

Presentato nella sezione Doc Explorer dopo l’anteprima mondiale alla Berlinale, Medium di Edgardo Cozarinsky nasce come ritratto della pianista, artista e performer argentina Margarita Fernández, oggi novantatreenne, e si sviluppa quale raffinato riflesso del suo personale approdo alla musica in rapporto alle altre arti, alle relazioni umane, al trascorrere del tempo.

Girato unendo a un pacato rigore la libertà di temporalità aperte – a partire dai diversi momenti di esecuzione musicale che, inquadrando le mani di Margarita e i tasti di un pianoforte in attesa del suo gesto, già basterebbero a fare del film una testimonianza autentica e sentita –, Medium è tuttavia un oggetto prismatico che rilascia con gradualità consapevolezze altre: come l’enorme albero secolare davanti cui appare seduta all’inizio del film, Margarita è testimone di una lunga stagione della vita in cui agli eventi epocali si sovrappongono, organiche, le punteggiature della memoria soggettiva.

Prendono forma così, e con una naturalezza che respinge ogni artificio, il ricordo della visione al cinema, da bambina, di Greta Garbo in La regina Cristina; la passione per Brahms – condivisa con Cozarinsky – e la lettura critica della sua figura artistica, emblematicamente sospesa fra tradizione e trasmissione; i lunghi dialoghi con giovani musicisti o allievi, a lei vicini, e amici, a dispetto di molteplici generazioni a dividerli; il rimontaggio di frammenti di musica (gli spartiti), parole (le lettere di una vita) e soprattutto silenzi, che il film si permette, con molta sensibilità, di fare propri dopo averli raccolti dalla condivisione della sua interprete.

Il medium citato nel titolo non è dunque tanto l’arte che – mai dogmaticamente e anzi in forma dialettica – Margarita ha abbracciato nel corso della sua esistenza: la medium è Margarita stessa, figura di intermediazione tra eventi reali e presenze fantasmatiche, passato e presente, vecchiaia e gioventù, suoni e immagini. Archivio vivente omaggiando il quale il cinema insegue la pienezza della vita, e dunque interroga se stesso. [Marco Longo]

Per vedere il film: https://www.mymovies.it/ondemand/popoli/movie/pp-medium/


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Civilizzatori

Immaginate una strada lunga fino all’orizzonte che attraversa una verdissima e rigogliosa riserva indigena: la taglia, la spezza in due parti. Strade e ponti non sono anelli di congiunzione, non uniscono culture lontane bensì le cancellano. I Waimiri Atroari sono un piccolo gruppo etnico del Brasile che oggi conta poco più di mille individui: negli anni Settanta circa duemila persone sono morte durante la costruzione di quell’autostrada in un silenzioso genocidio che si aggiunge alla lista delle stragi coloniali di cui è macchiato il secolo scorso.

Il cortometraggio Apiyemiyekî? di Ana Vaz, in Concorso Internazionale al 61° Festival dei Popoli, ha il singolare potere di evocare un’energia ancestrale, altrimenti perduta. L’architettura del paesaggio scandisce e modella lo sguardo invocando immaginari e tradizioni di una comunità quasi preistorica. La regista utilizza infatti i disegni dei bambini per raccontare quel decennio di violenze ed espropriazioni, re-suscitando la stessa arte rupestre delle prime popolazioni indigene.

“Civilizzatori”: fucili, coltelli, aerei, morte. Cosa resta del processo di integrazione perpetrato dall’uomo bianco, dalla distruzione di culture lontane e di interi ecosistemi, sociali e ambientali? “Apiyemiyekî” significa “perché”, e più che un quesito è un grido che si eleva a universale, una richiesta di giustizia di fronte alle continue espropriazioni che colpiscono i popoli postcoloniali. La cinepresa cerca risposte, rispettosa: le numerose dissolvenze, in sincronia con il suono, sfociano in una coreografia di immagini dall’aura mitica che si sfiorano, si sovrappongono, generando un opera dai rari toni fluidi. [Vanessa Mangiavacca]

Per vedere il film: https://www.mymovies.it/ondemand/popoli/movie/apiyemiyeki/


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