Martín Perino è un giovane pianista e compositore argentino, considerato uno dei più grandi talenti della sua generazione. Dopo aver trascorso gli ultimi quattro anni presso un ospedale psichiatrico di Buenos Aires, a seguito di un esaurimento, prova a riprendere in mano la propria vita al di fuori delle mura dell’istituto, e insieme ad essa la sua carriera di musicista, interrotta bruscamente per il ricovero.

Solo, documentario d’esordio di Artemio Benki (già co-produttore di numerosi film europei, tra cui Personal Shopper di Olivier Assayas, prematuramente scomparso lo scorso aprile), è un racconto unico e allo stesso tempo universale su un giovane uomo alle prese con le proprie fragilità, un artista dal talento sconfinato travolto dalle pressioni, dalle aspettative sociali e dai tabù ancora esistenti sui disturbi mentali.

Il poco più che trentenne Martin, conosciuto da Benki quando era ancora ospite presso El Borda di Buenos Aires (uno dei più grandi istituti psichiatrici di tutto il continente sudamericano) nel corso di un sopralluogo, sfoga il suo desiderio incontenibile e innato di fare musica picchiando le dita su un piccolo tavolo, come fosse un pianoforte, dando vita nella sua testa alla propria creazione musicale. È qui, tra le mura fatiscenti dell’ospedale, che il protagonista svela per la prima volta il suo talento di fronte allo spettatore, esibendosi in un brano di musica classica davanti a una platea nel corso di un festeggiamento. Fumatore incallito, paffuto, occhialuto, con una chioma riccia e disordinata, dal fisico consumato, che nasconde un animo puerile, Martín incarna il destino tragico di chi vive la condanna di un talento sconfinato, troppo difficile da gestire di fronte a un mondo insensibile, privo di orecchi disposti ad ascoltare il suo grido di dolore.

Benki mette in scena il ritorno alla vita di Martín, immergendo lo spettatore nella sua nuova quotidianità: un appartamento da abitare, senza un pianoforte su cui potersi esercitare, un peregrinare incessante per la città alla ricerca di nuove opportunità, tante porte da bussare per riattivare una promettente carriera che sembra essere stroncata sul nascere. L’imperativo è quello di non soccombere. L’obiettivo è tornare sulle scene e comporre la sua opera, Enfermaria.

L’approccio di Benki si svela nel suo carattere più puro, intimo ed essenziale, fatto di umanità, vicinanza, rispetto ed empatia, offrendo uno sguardo emotivamente coinvolgente sulle ossessioni e le urgenze di un meraviglioso artista in simbiosi con la musica, che lotta con tutte le sue forze per portare avanti il suo processo creativo. Nel dare voce a uno dei personaggi più forti e commoventi che si siano visti nel panorama del cinema documentario degli ultimi anni, Artemio Benki traccia un racconto universale sulla fragilità di un uomo attaccato disperatamente alla propria vita e alla propria arte, fotografando al tempo stesso la condizione di una generazione schiacciata nel tentativo di affacciarsi all’età adulta, alla ricerca di un proprio posto nel mondo.