In attesa di vedere il suo nuovo film, abbiamo chiesto al regista inglese di rispondere alle nostre dieci domande su altrettanti film che ne hanno segnato il percorso cinefilo e formato l’universo creativo. Propugnatore di un cinema “fatto in casa”, sperimentatore amante dei generi, Ben Rivers spazia dai corti irriverenti dei fratelli Kuchar all’horror e alla fantascienza, con film da riscoprire come Il messia del diavolo e La notte della cometa. Sempre con la consapevolezza che il cinema non replica mondi ma li crea.

Il primo film che ricordi di aver visto.
Ho un ricordo molto vago di Bambi, insieme a mia madre e mia sorella, e di essere stato molto turbato dal fuoco.

Il film che ti ha fatto venire voglia di fare cinema.
Nella mia prima adolescenza, sarebbe stata una combinazione di Cronenberg e Romero, perché mi facevano venire voglia di partecipare in qualche modo alla realizzazione di film, realizzando effetti speciali. Poi Excalibur di John Boorman, ma sembrava fuori dalla mia portata. L’idea di realizzare i miei film è diventata più realistica qualche anno dopo, quando un amico mi ha regalato una cassetta vhs con quattro film di George Kuchar intitolata Color Me Lurid, che comprendeva i film Hold Me While I’m Naked e The Mongreloid, sul suo cane. Improvvisamente, fare grandi film con un budget molto basso sembrava possibile.

Il film di cui gireresti un remake.
Berg, un romanzo di Ann Quin, è stato trasformato in quello che sembra un terribile film intitolato Killing Dad, che non guarderò mai. Ma mi piacerebbe rifarlo, perché il libro è molto bello.

Il film horror o di fantascienza che ami di più.
Domanda difficile… difficile scegliere tra La cosa di John Carpenter e La moglie di Frankenstein di James Whale. Anche Il messia del diavolo di Willard Huyck e Gloria Katz è in cima alla lista. E la grande trilogia fantascientifica di Paul Verhoeven, Robocop, Total Recall e Starship Troopers. Adoro anche La notte della cometa di Thom Eberhardt. Mi piace molto anche L’aldilà di Lucio Fulci.

Un film inglese che merita di essere riscoperto.
Together di Lorenza Mazzetti. La trilogia di Bill Douglas e Comrades. Non direi che siano stati dimenticati ma non sono ancora abbastanza conosciuti. Lo stesso vale per la maggior parte dei film di Alan Clarke, soprattutto Elephant e Christine. E Welcome II the Terrordome di Ngozi Onwurah, uno sci-fi distopico a basso costo, ruvido e arrabbiato.

Un film che ti ha fatto amare il cinema documentario.
The House Is Black di Forough Farrokhzad.

Il film che scardina la separazione tra documentario e finzione.
È tutto sfumato, il cinema è una realtà a sé stante, e sono attratto dai film che lo riconoscono in modi diversi, come The Sundial Carved with a Thousand Faces – The Magino Village Story di Ogawa Pro Collective.

Il miglior film sul cinema.
Sunset Boulevard, uno dei più bei film mai realizzati (e il preferito di J. G. Ballard) – oltre a questi che parlano direttamente di cinema: https://harvardfilmarchive.org/programs/a-matter-of-life-and-death-or-the-filmmakers-nightmare-2 e Vampires of Poverty di Carlos Mayolo e Luis Ospina.

Il film che mostreresti in una scuola di cinema.
Di solito i miei.

L’ultimo film che hai visto.
Dead Mountaineer’s Hotel di Grigori Kromanov (che mi è piaciuto e di cui girerei un remake).

[foto di copertina: Astrid Ardenti]

 


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