Terra e cielo, acqua e fuoco, passato e futuro, bianco e nero: guerra e pace. Su questo susseguirsi e interminabile vortice di due poli opposti Yin e Yang, si sviluppa This Rain Will Never Stop di Alina Gorlova, presentato nel Concorso Internazionale Lungometraggi al 61° Festival dei Popoli.

A partire dalla vita e dalle vicende intime e familiari di Andriy, il film racconta l’insieme delle conseguenze e contraddizioni del conflitto siriano e di uno scenario di guerra che da generazioni condiziona la vita degli individui che abitano e sono fuggiti da quel territorio, e che invece di ridursi, si espande, diventando costante della storia di un popolo.

Nelle vene di Andriy scorre sangue curdo e ucraino: è lui il filo rosso lungo il quale si sviluppa tutta la vicenda, fatta di fronti, confini, spaccature non solo geografiche ma anche culturali e generazionali. Ai balli tradizionali, ai rituali e al folklore di una comunità che resta rurale e rappresenta le radici e il passato del protagonista – e più in generale di tutta una nuova generazione che si è trovata costretta ad abbandonare la propria patria senza trovarne mai un’altra – si contrappongono le immagini dei giovani ucraini e di un mondo occidentalizzato riversato nelle strade a celebrare l’amore universale.

L’opera di Alina Gorlova si snoda in maniera incisiva a partire da profondi contrasti. Le immagini in bianco e nero accentuano il senso di sconfitta nella ricerca costante e ossessiva di una pace che non avrà mai luogo, fuori e dentro. In questo, la fotografia gioca un ruolo determinante: le grandi montagne, le terre desolate, l’acqua, così massiccia e solida, quasi stagnante nelle sue riprese dall’alto, non fa che alimentare il sentimento di impotenza e fallimento di fronte alla natura e alla guerra stessa, che di naturale ha ben poco. [Vanessa Mangiavacca]

Per vedere il film: https://www.mymovies.it/ondemand/popoli/movie/this-rain-will-never-stop/


bacio

Un bacio con le ali

Partendo dalle immagini surreali di un evento straordinario e misterioso, l’invasione di falene della campagna del sud della Francia nel 2016, con Pyrale, presentato nel Concorso Internazionale Mediometraggi del 61° Festival dei Popoli, la giovane regista Roxanne Gaucherand costruisce un racconto ibrido e metamorfico sulla natura sfuggente del desiderio.

Le falene, come una strana coltre di neve argentata in piena estate, attraversano i campi, si infilano nelle abitazioni e sconvolgono l’altrimenti monotona esistenza di una cittadina del Drôme-Ardèche, dove Lou e Sam passano l’estate. Le due ragazze, amiche d’infanzia, vivono giorni di attesa, alla ricerca dei segni dell’imminente invasione che altro non è che un pretesto per starsi vicine, nella lenta scoperta di un sentimento a cui non osano dare un nome.

L’operosità degli abitanti, che inventano nuovi stratagemmi per scacciare gli insetti e preservare così l’integrità del paesaggio, trova un contraltare ben più sotteso nel tentativo di Lou di resistere al suo stesso desiderio, altrettanto infestante e inaspettato. Lo smarrimento di fronte all’attrazione che la spinge verso Sam, come le piccole falene che abbagliate dai lampioni vi si schiantano contro, porta già il sapore della malinconia. Ogni giorno azzurro-violaceo dell’estate ha in sé l’essenza del ricordo, in una continua decomposizione del presente amplificata dalla distruzione dei luoghi d’infanzia da parte delle falene.

L’estetica visionaria di Pyrale unisce insieme lirismo e iperrealismo pop, in una singolare mescolanza di elementi documentari e found footage proveniente da internet con la finzione del coming of age. Il risultato è un’esperienza visiva la cui bellezza sensuale svela una dimensione intrinseca parassitaria e devastante. Seguendo un ritmo crescente di tensione, il film si immerge nelle dolci e inquiete lande del desiderio, per scoprire lo splendore della sua natura effimera. [Carlotta Centonze]

Per vedere il film: https://www.mymovies.it/ondemand/popoli/movie/pyrale/


divinazioni

L’empatia è un trucco

Si chiama maestro Atanus, all’anagrafe Achille Sidoti: cartomante televisivo ma anche su appuntamenti privati, leggasi il numero in sovrimpressione. Esperto conoscitore dell’arte rossa, dell’occulto, cattolico fedelissimo e buon consigliere. Soprattutto buon consigliere.

Divinazioni, presentato nel Concorso Internazionale Lungometraggi del 61° Festival dei Popoli, appare come un documentario sulla superstizione, ma si rivela un sofisticato film sulla precarietà delle certezze umane. Nel susseguirsi delle scene, il regista Leandro Picarella ci invita prima a empatizzare con il protagonista, per poi riportarci alla realtà dei fatti: quest’uomo è un impostore, inganna le persone per guadagnarsi da vivere. Ma il film concede continue svolte e, snodandosi nel proprio arco drammaturgico, ci racconta che il cartomante ha anche un punto debole: la buona riuscita delle sue predizioni dipende da qualcun altro. Il continuo susseguirsi di turning point, piuttosto atipico per un documentario d’autore italiano, dimostra che chi sta dietro alla camera non si limita a riprendere la vita delle persone, ma sceglie piuttosto di costruire (anche a costo di architettare alcune sequenze) una trama originale e inattesa, permettendo agli schemi sottotestuali di dispiegarsi al meglio.

La divinazione è la capacità di ottenere informazioni, ritenute inaccessibili, da fonti soprannaturali; tale pratica si esprime spesso attraverso un rituale, solitamente in un contesto religioso, e può basarsi sull’interpretazione di segni, eventi, simboli o presagi, oppure manifestarsi attraverso una rivelazione.

Il film è un’analisi tagliente sulle nostre debolezze, sul bisogno dell’uomo di dover far ricorso alla superstizione per sopravvivere alle sue insicurezze. Ma il regista non si limita a questo, affondando il proprio sguardo fino alle radici precarie dell’essere umano e facendo saltare i ponti fra vittima e carnefice, piazzando tutti sullo stesso piano naturale di affabulazione e coercizione. Dal mondo deprimente della televisione a quello privato dell’incontro casalingo, non cambia il desiderio degli uomini di sentirsi accuditi, consigliati, amati. Un film che, se talvolta si fa portavoce di verità un po’ troppo altisonanti, restituisce uno spaccato reale e convincente del misero destino che ci è dato in sorte. [Davide Perego]

Per vedere il film: https://www.mymovies.it/ondemand/popoli/movie/divinazioni/


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